«Piazza Contarena» (1841) di Ottavio Codecasa e Marco Moro, litografia da «Album pittorico del Friuli»

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«Piazza Contarena» (1841) di Ottavio Codecasa e Marco Moro, litografia da «Album pittorico del Friuli»

L’arte litografica racconta l’Ottocento friulano

Nel Gabinetto disegni e stampe dei Civici Musei di Udine un appuntamento espositivo incentrato sui generi del paesaggio e della veduta

La Triennale Europea dell’Incisione, associazione costituita nel 1981 con l’intento di valorizzare il linguaggio dell’incisione, sostenuta dalla Regione Friuli Venezia Giulia, ha avviato un progetto di valorizzazione delle collezioni di grafica dei Musei regionali, dove si conserva un patrimonio molto ricco e articolato e solo parzialmente esposto o conosciuto. Si tratta di un’operazione sistematica di studio mai prima attuata, che si affianca a campagne fotografiche, nuove schedature e pubblicazioni dedicate. 

Prossimo appuntamento espositivo, nel Gabinetto disegni e stampe dei Civici Musei di Udine, è «Quando l’arte lascia il segno. L’Ottocento romantico: un album friulano» (11 luglio-22 settembre), ovvero l’arte litografica che in Friuli ha raggiunto notevoli livelli tecnici e qualitativi. L’attenzione si concentrerà in particolare sul genere del paesaggio e della veduta, produzione che riflette importanti mutamenti nel gusto nel passaggio tra Neoclassicismo e Naturalismo, e in particolare attesta la ricerca del soggetto e del luogo pittoresco. Alla nuova tecnica, che permetteva una più ampia tiratura e costi minori rispetto alla calcografia, si affidarono i giovani artisti del Romanticismo, spesso anche impiegandosi come disegnatori litografi per arrotondare le loro entrate: Politi, Grigoletti, Darif, Giuseppini

Tra i primi paesaggisti a praticare a livello nazionale la litografia, diventandone un vero protagonista, spicca l’udinese Ascanio Savorgnan di Brazzà, pittore, scultore attivo anche come urbanista e conservatore museale a Roma, dove apprese i principi della litografia. Un’altra singolare personalità fu quella di Antonio Pontini, ingegnere e abile disegnatore, a cui si deve la sistematica ricognizione del territorio friulano, dalla Carnia al mare, e i cui paesaggi vennero tradotti in litografie a illustrare varie pubblicazioni d’epoca. Determinante poi fu l’attività del libraio Luigi Berletti, che nel 1839-40 introdusse per primo in città (e in Friuli) questa tecnica facilitando la diffusione del libro e del giornale illustrato. Dal suo stabilimento uscirono numerose tavole disegnate, in particolare da Marco Moro e Ottavio Codecasa, tra cui le vedute di Udine, Cividale, Pordenone, Sacile, che confluirono nell’Album pittorico del Friuli (1841-43), una delle più raffinate raccolte litografiche del tempo, cui si aggiunsero collezioni dedicate ai castelli e alle ville del Friuli o ai ritratti di uomini «distinti», riproduzioni di quadri, carte topografiche ecc. La gloriosa stagione udinese della litografia venne continuata da Enrico Passero, attivo a Udine dal 1871, per il quale operarono importanti disegnatori dando vita a una serie di volumi illustrati, manifesti e anche spartiti musicali, produzione rilanciata dal 1911 da Giuseppe Chiesa la cui attività litografica in funzione pubblicitaria ha dato un importante contributo alla storia del manifesto italiano grazie alla costante collaborazione con gli artisti.

Isabella Reale, 10 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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