Nove sculture degli anni Cinquanta e un album di disegni per raccontare il maestro «Bruno De Toffoli. L’avventura spazialista». La mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, è allestita fino al 4 maggio 2025 negli spazi dell’ex chiesa di Sant’Agnese a Padova restaurati dalla Fondazione Alberto Peruzzo, nata nel 2015 e proprietaria di una collezione con più di 150 opere dall’inizio del XX secolo ad oggi. Punto di partenza per questa mostra è il nucleo legato allo Spazialismo della fondazione stessa con Dadamaino, Scheggi, Bonalumi, Vedova, Tàpies, Crippa, Manzoni e altri, così come un «Concetto Spaziale» rosa del 1968 di Fontana. Allievo all’Accademia di Belle Arti di Venezia di Arturo Martini prima e di Alberto Viani poi, Bruno De Toffoli (Treviso, 1913-Venezia, 1978) fu firmatario con Fontana, unico scultore, del «Manifesto dello Spazialismo per la televisione» del 1952. Artista oggi meno noto al pubblico, De Toffoli indicava in Brancusi e in Arp i suoi modelli di riferimento ideale: dopo l’esordio del 1948 alla Bevilacqua La Masa, alle edizioni del 1950 e del 1953 della Biennale di Venezia le sue sculture basate su un gioco di vuoti e pieni, in stretta relazione con la luce, realizzate togliendo peso alla materia, sorpresero per la loro originalità, superando l’opposizione tra Realismo e Astrazione, e per questo fu segnalato da Giampiero Giani, in occasione della Biennale del 1958, come «il più importante scultore che la nuova generazione si trovi a offrire».
Le grandi opere in mostra provengono dalla Collezione Intesa Sanpaolo, depositaria del nucleo più importante dell’artista, e interagiscono con lo spazio della Navata dai soffitti alti oltre dieci metri. Nella Sacrestia è allestita la seconda parte del percorso dove i disegni di De Toffoli sono messi in relazione con le opere degli artisti a lui legati, Jaroslav Serpan e Vinicio Vianello, oltre a quelli già citati. «Come un cannocchiale prospettico, l’aula principale ci conduce verso gli spazi espositivi che non sono solo un luogo dedicato all’arte, ma un cantiere vitale e multiforme di studio, di crescita e di riscoperta, spiega Luca Massimo Barbero. Il percorso è un nuovo allestimento, un approfondimento specifico delle tantissime tematiche, ricerche e movimenti che la Fondazione valorizza tramite la fruizione da parte del pubblico». La fondazione realizzerà un Quaderno con i testi critici di Barbero e di Sileno Salvagnini e con la prefazione di Alberto Peruzzo.