«Rimini» (1977, stampa del 2022) di Luigi Ghirri (particolare)

Cortesia Eredi di Luigi Ghirri

Image

«Rimini» (1977, stampa del 2022) di Luigi Ghirri (particolare)

Cortesia Eredi di Luigi Ghirri

Le «avventure minime» di Ghirri in 140 scatti

Al Masi di Lugano le immagini a colori datate 1970-91 narrano il tema del viaggio, tanto caro al fotografo emiliano

Il Masi-Museo d’arte della Svizzera italiana ospita nella sede Lac, a Lugano, fino al 26 gennaio una mostra del fotografo italiano Luigi Ghirri (Scandiano, 1943-Reggio Emilia, 1992), tra i più celebri esponenti della fotografia di paesaggio. Ghirri contribuì anche da un punto di vista teorico e filosofico alla crescita e alla consapevolezza dell’importanza della fotografia nell’evoluzione della cultura del secolo scorso, arrivando in una certa misura ad anticipare lo spettro estetico di una società dominata dall’immagine: «La realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto: è nel mondo reale», aveva scritto profeticamente nel 1979.

Il tema del viaggio è il filo rosso che attraversa la mostra curata da James Lingwood, con il coordinamento progettuale di Ludovica Introini. «Ghirri, spiega Lingwood, non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l’importanza di un luogo, ma piuttosto a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione». Nel raccontare questa riflessione sul mezzo fotografico e soffermandosi su una produzione di immagini tali da rappresentare un unicum a livello europeo, il percorso espositivo include 140 fotografie a colori datate tra 1970 e 1991, perlopiù stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta provenienti in larga misura dagli Eredi di Luigi Ghirri e dalla Collezione dello Csac di Parma. Esposti alcuni degli scatti più noti dell’autore, ma anche molti tra quelli meno conosciuti. 

Quando l’artista visitò all’inizio degli anni Settanta l’Emilia-Romagna l’Italia settentrionale e la Svizzera, fu attratto dalle immagini «trovate» nell’ambiente quotidiano, come manifesti e cartoline, comprendendo e intravedendo con anticipo l’iperproduzione di immagini che imperversa nel mondo odierno: Ghirri riuscì in tal modo a far percepire l’ubiquità della fotografia già in atto. La mostra si apre con una selezione di «Paesaggi di cartone», sospesi tra sentimenti giocosi, poetici e profondi, gli stessi che animano, per esempio, un’esotica cascata prestata alle montagne svizzere da un cartellone pubblicitario, o gli alti picchi di Alpi nel paesaggio di Reggio Emilia o, ancora, un tratto di mare aperto nel centro di Modena. Ghirri le definisce «avventure minime», la stessa definizione che usa per i «Viaggi in casa», titolo di una delle sezioni della mostra dov’è presente la serie «Atlante» del 1973, nella quale sono immortalati dettagli ravvicinati di mappe. Una diversa dimensione di viaggio prende forma nella serie di fotografie «In Scala», realizzate a più riprese tra il 1977 e il 1985 nel parco tematico Italia in Miniatura, dove Ghirri si sofferma sull’idea di duplicazione della realtà. Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo, edito da Mack, in due edizioni separate (italiano e inglese) con testi di Tobia Bezzola, James Lingwood e Maria Antonella Pelizzari.

Mariella Rossi, 08 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

Le «avventure minime» di Ghirri in 140 scatti | Mariella Rossi

Le «avventure minime» di Ghirri in 140 scatti | Mariella Rossi