«I ritratti di Mattioli sono dipinti (“scritti”) fra l’affetto e il dileggio; non sono “caricature”, ma introspezioni fulminee, “saggi critici” che investono la psicologia (nella sua totalità) e il segreto di una persona, la contraddizione che la fa esistere. L’occhio di Mattioli, puntualmente, coglie, nell’unità, il doppio, la scissione, la lite». Il letterato Cesare Garboli (1928-2004) centrava così, nel volume Carlo Mattioli Ritratti (Edizioni Analisi, Bologna 1981), l’essenza dei «ritratti», uno dei soggetti principali praticati in carriera da Carlo Mattioli (1911-94), modenese di nascita, parmense di adozione. Il tema meritava approfondimenti e così la Reggia di Colorno, dal 5 ottobre al 12 gennaio 2025, nel trentennale della scomparsa del maestro, ospita «Carlo Mattioli, [contro] ritratti» con l’obiettivo di «afferrare lo spago che tiene legato il Mattioli primordiale, il Mattioli delle ginestre informali, e dei crepuscoli sanguinanti in Versilia, al Mattioli spiritosissimo, intelligentissimo, che imbastisce con questi ritratti miniaturizzati e cavernicoli un discorso, che io ritengo “diversivo”, su sé stesso», per citare ancora Garboli.
Lo «spago», il filo comune che tiene insieme la sessantina di opere scelte dai curatori Sandro Parmiggiani e Anna Zaniboni Mattioli, la nipote responsabile dell’Archivio Fondazione Carlo Mattioli, con il coordinamento di Antonella Balestrazzi, è il disegno e poi il colore che il maestro emiliano ha utilizzato per mettere in opera le lunghe meditazioni con sé stesso, che poi sfociavano (anche) in ritratti e autoritratti, peraltro numerosissimi visto che l’Archivio ne conta 283, il 10 per cento circa della sua produzione. Mattioli realizzò il primo ritratto negli anni Trenta, una sorta di archetipo, rappresentando la figura di un pittore al lavoro davanti al cavalletto. Da lì in poi si dipana una lunghissima sequela di opere che perlopiù raffigura artisti, letterati, amici dell’artista, quasi che Mattioli puntasse a crearsi una sorta di «sostegno» intellettuale privato, mentale, al suo dipingere, che ben presto integrò con i suoi autoritratti. La rassegna di Colorno fa il punto grazie al percorso che si apre con i sedici ritratti di storici personaggi colornesi provenienti dalla Sala del Consiglio della cittadina parmense, commissionati nel 1963 da Augusta Ghidiglia Quintavalle (1904-88) e prosegue con ritratti di Renato Guttuso, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio de Chirico, Ottone Rosai, Giacomo Manzù e numerosi altri tra cui quelli di famiglia, raffiguranti la moglie Lina, la figlia Marcella, l’amatissima nipote Anna.