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Vali Chincișan, «The Vision Grid», 2025

Photo: Noor Riyadh 2025

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Vali Chincișan, «The Vision Grid», 2025

Photo: Noor Riyadh 2025

Le luci di Noor Riyadh illuminano tre stazioni della metropolitana

La quinta edizione del festival racconta i cambiamenti urbani alla velocità della luce, partendo da una grande novità: la nuova linea sotterranea della capitale saudita

Elena Caslini

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Ci sono innovazioni tecnologiche che trasformano per sempre la vita delle persone e la metropolitana è una di queste. Quando la prima «tube» fu inaugurata a Londra nel 1863, il volto delle grandi città non fu mai più lo stesso: per la prima volta, gli spostamenti erano rapidi, accessibili e indipendenti dal traffico di superficie. Da allora, ogni nuova linea metropolitana ha segnato una svolta nella fruizione del tessuto urbano. 

Oggi questa trasformazione riguarda anche Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita e principale centro finanziario del Paese. Con oltre 7,5 milioni di abitanti e più del 90% degli spostamenti effettuati in auto privata, Riyadh è una città costruita intorno alle quattro ruote, dove congestione, traffico intenso e inquinamento sono all’ordine del giorno.

L’inaugurazione, a gennaio di quest’anno, della nuova Riyadh Metro (un sistema composto da sei linee, 176 chilometri di rete e 85 stazioni, considerato il più grande progetto di trasporto pubblico mai realizzato in un’unica fase) sta già cambiando il volto della capitale. L’obiettivo è ambizioso: servire oltre un milione di passeggeri al giorno e ridurre in modo significativo il traffico privato, aprendo la strada a una trasformazione urbana senza precedenti. Che sta già avvenendo alla velocità della luce. In un batter d’occhio.

Proprio tre delle nuove stazioni futuristiche della metropolitana sono il fulcro della quinta edizione di Noor Riyadh, il festival della luce lanciato nel 2021 dalla Royal Commission for Riyadh City e da Riyadh Art, che fino al 6 dicembre illuminerà la città con installazioni immersive, proiezioni e fasci di luce.  

«Noor Riyadh è il più grande festival di arte luminosa al mondo», spiega Nouf Almoneef, nata e cresciuta a Riyadh e direttrice della manifestazione fin dai suoi inizi. «Quest’anno abbiamo concentrato il festival in sei location, tre delle quali sono le nuove fermate della metro, KAFD, STC e Qasr Al-Hokm. Il tema e il titolo di questa edizione, “In the Blink of an Eye”, mi sono venuti in mente proprio mentre prendevo la metro, un’esperienza nuova per gli abitanti di Riyadh. Mi sono detta: questa metro è velocissima! In un batter d’occhio arrivi da una stazione all’altra».

Nebras Aljoaib, «Between Light and Stone», 2025. Photo: Noor Riyadh 2025

La velocità della nuova metropolitana di Riyadh è la metafora perfetta per il ritmo supersonico a cui la città sta cambiando. «A Riyadh stiamo accelerando il futuro, continua Almoneef. Dal lancio della Saudi Vision 2030 nel 2016, la città si trasforma giorno dopo giorno, abbracciando progresso tecnologico, scienza, innovazione e cultura. La luce, protagonista di questo festival (in arabo «noor» significa luce, Ndr) diventa un mezzo narrativo per raccontare il cambiamento e le ambizioni della città, il passaggio dal passato al futuro. Per questo, oltre alle stazioni della metropolitana, abbiamo scelto luoghi storici, come Qasr Al-Hokm e l’ex distretto industriale di JAX, per farli rivivere sotto una nuova luce, soprattutto agli occhi degli stessi abitanti».

La vocazione educativa del festival era emersa sin dalla prima edizione di Noor, rivolto in primo luogo alla popolazione locale, ancora agli inizi nella fruizione culturale. «Quando abbiamo lanciato Noor, nessuno capiva bene di cosa si trattasse. A distanza di cinque anni, le cose stanno cambiando: i cittadini conoscono il festival e lo attendono, sanno che si svolge negli spazi pubblici della città, accessibili a tutti. Il festival ha anche contribuito a creare nuove professioni nel settore culturale che prima non esistevano».

La presenza di artisti sauditi all’interno della manifestazione favorisce questo processo di avvicinamento e contribuisce a raccontare storie che parlano la lingua dei locali, creando un legame diretto con la comunità. Molte opere, come «Between Light and Stone» di Nebras Aljoaib, esplorano proprio la tensione tra il passato più tradizionale del Paese e la spinta verso un futuro completamente nuovo, che ogni saudita sta sperimentando nella propria vita quotidiana.

Se la missione di Noor è quella di integrare l’arte nel tessuto urbano della città, le ambizioni guardano anche a un posizionamento della capitale su scala internazionale. Tra i 59 artisti partecipanti si contano 24 nazionalità diverse (tra gli italiani, ci sono Loris Cecchini, Fuse*, Michelangelo Pistoletto e Francesco Simeti) mentre i tre curatori, Mami Kataoka, Li Zhenhua e Sara Al Mutlaq, provengono rispettivamente da Giappone, Cina e Arabia Saudita. «Cerchiamo sempre di includere personalità locali insieme a artisti, curatori e a un advisory team internazionale, che rispecchi la diversità di Riyadh e la molteplicità delle identità che la compongono». In questo senso si inserisce anche «Love Difference» di Pistoletto, ricreata per l’occasione.

Con manifestazioni come Noor, Riyadh ambisce a diventare la nuova capitale culturale del Medio Oriente e il conto alla rovescia verso Expo 2030 ne è la prova più evidente. La città sta trasformando il proprio tessuto urbano e culturale anche attraverso l’arte, investendo in infrastrutture, istituzioni e programmazioni internazionali che fino a pochi anni fa sembravano impensabili.

Se questo slancio non rallenterà, Riyadh potrebbe anche raggiungere il suo obiettivo prima del previsto, trovandosi al centro della scena globale non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale. Forse, davvero, «in the blink of an eye».

Michelangelo Pistoletto, «Love Difference», 2025. Photo: Noor Riyadh 2025

Elena Caslini, 27 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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