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La copertina del volume

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Le osmosi di Cosimo

Federico Castelli Gattinara

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Peccato soltanto per la qualità non sempre eccelsa delle foto, perché l’imponente volume da poco uscito per Paparo Edizioni e dedicato a Cosimo Fanzago scultore è una pietra miliare per gli studi dell’arte barocca.

L’autrice, Paola D’Agostino, esperta di scultura italiana di Sei e Settecento, attualmente in forza al Metropolitan Museum di New York come Senior Research Associate al Dipartimento di scultura e arti decorative europee, è oggi la maggiore studiosa di Fanzago, artista di origini bergamasche (Clusone, 1571-Napoli, 1678) addirittura di ceppo longobardo, ma in realtà attivo in tutto il Sud Italia, soprattutto a Napoli (che è pure la città natale e di studi della D’Agostino), dove si trasferisce in giovane età.

Il volume ha avuto una gestazione di oltre dieci anni, con infiniti e meticolosi controlli dei documenti, ed è di fatto la prima e unica grande monografia interamente dedicata a Fanzago scultore. Un’opera importante non solo per la qualità straordinaria delle sue creazioni plastiche, ma perché questa produzione è in realtà inscindibile dall’attività di architetto. Con un’originale, raffinatissima «osmosi» tra architettura, scultura e ornato Fanzago rivoluziona e riveste la Napoli del suo tempo, di cui ridisegna residenze nobiliari ed edifici religiosi (a cominciare dalla Certosa di San Martino, cui attenderà per 33 anni a partire dal 1623) che arricchisce con sontuose decorazioni interne in marmi policromi e in commesso. Esporterà poi la sua arte a Roma, dove è attivo tra il 1647 e il 1651, nel basso Lazio e nel Casertano, ad Avellino, in Abruzzo, Calabria e Puglia, a Palermo per la Cattedrale e in Spagna a Salamanca.

Il volume ripercorre in modo sistematico la vita e le opere dell’artista; segue un catalogo ragionato della sua produzione scultorea, un’appendice documentaria con la trascrizione integrale di documenti editi e inediti dagli archivi di Napoli, Roma e Venezia (città in cui Fanzago realizza, grazie alla raccomandazione dei benedettini di Montecassino, l’altare maggiore di San Nicolò al Lido), una nutrita bibliografia aggiornata al 2010, gli indici.
Il catalogo è ripartito in opere certe, in tutto 34 tra sculture singole e nuclei anche molto numerosi, come quello del grande ciborio ottagonale in marmi policromi commissionatogli nel 1631 dai monaci della Certosa di Serra San Bruno in Calabria, restaurato di recente (cfr. n. 316, gen. ’12, p. 48), opere di erronea o incerta attribuzione (21), lavori perduti (18). Ci sono poi delle new entry, quattro bronzetti ritenuti dispersi o sconosciuti rintracciati negli Usa: un san Pietro e un san Paolo già del tabernacolo dell’altare maggiore della chiesa de Las Agustinas a Salamanca, due angeli genuflessi già del citato ciborio di Serra San Bruno gravemente danneggiato dal terremoto del 1783.

Fanzago fu un genio assoluto, per quanto ebbe scarsa e tardiva fortuna critica, come del resto ancora oggi tutta la scultura barocca napoletana. La D’Agostino ricuce la ricca trama dei rapporti tra architetti, scultori, fonditori e marmorari lombardi, toscani e romani attivi a Napoli, città dove Fanzago rapidamente diventa la figura di maggior spicco, a partire dalla commissione per la Cappella Borrello al Gesù Nuovo di cui i primi pagamenti risalgono al 1618. «L’analisi delle dinamiche della sua bottega nel commercio dei marmi, delle pietre semipreziose e dei metalli, scrive la studiosa, è affascinante per comprendere la sua abilità nel procurarsi commissioni». Conteso in tutto il Sud Italia da ordini monastici vecchi, come i certosini e i benedettini, e nuovi, come i gesuiti, «Cosimo arrota marmi, forgia metalli, plasma stucchi con un ritmo inarrestabile».
© Riproduzione riservata

Cosimo Fanzago scultore, di Paola D’Agostino, 494 pp., ill. b/n e colore, Paparo Edizioni, Napoli 2011, € 120,00

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Cosimo Fanzago, «San Pietro» (particolare), New York, The Metropolitan Museum of Art Image © The Metro- politan Museum of Art, Rogers Fund, 1952

La copertina del volume

Federico Castelli Gattinara, 14 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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