«La mostra di Teresa Solar Abboud (Madrid, 1985) è come un muscolo che si espande e si contrae a seconda dello spazio in cui si trova. È un progetto che esplora nuove forme di complicità tra istituzioni, presentandosi in una nuova veste formale e concettuale in ognuna delle tre sedi che lo accoglie». Lo spiega Claudia Segura, responsabile della collezione del Museu d’Art Contemporani de Barcelona (Macba) e curatrice della rassegna «Teresa Solar Abboud. Sueño máquina de pájaro» allestita dal 21 novembre al 9 marzo 2025. La mostra, che ha iniziato il suo percorso lo scorso 17 febbraio nel Ca2m Centro de Arte 2 de Mayo di Móstoles (Madrid) a cura della direttrice del centro Tania Pardo, in primavera approderà anche nella Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, a cura di Irene Calderoni, conservatrice della fondazione torinese. «A Madrid si sono esposte due grandi installazioni site specific delle sue talpe perforatrici (frese meccaniche), mentre a Torino ci saranno le quattro talpe esistenti in un nuovo allestimento. Tra l’altro una è di proprietà della Collezione Sandretto», spiega Segura, da cui è partita l’idea di questa collaborazione libera e creativa tra istituzioni, al punto che anche il titolo cambia ma giocando sempre con le stesse tre parole: sogno, macchina e uccello.
«La mostra del Macba, intitolata “Sogno macchina d’uccello” (quella di Madrid invece era “Uccello sogno di macchina”), è la più grande e completa delle tre perché abbiamo voluto analizzare in profondità la pratica dell’artista, esponendo non solo le grandi installazioni, ma anche molti suoi disegni, ancora poco noti, video e ceramiche della sua gioventù praticamente sconosciute che dimostrano come cambia il suo linguaggio, pur continuando a porsi le stesse domande», continua la curatrice, che ha selezionato anche una balena sospesa, un’allusione al mondo subacqueo, così come le grandi talpe alludono al sottosuolo. «Gli interessi di Solar si situano sempre sotto la linea di galleggiamento», puntualizza Segura, che dedica una sala ai video del Cairo e alle leggende egizie, che fanno parte delle radici di Solar in quanto figlia di madre egiziana e si collegano con il suo interesse per la parola e la lingua come strumento di comunicazione, ma anche come organo del corpo umano. «La morfologia del discorso è una caratteristica presente in tutta l’opera di Solar, il cui lavoro si basa su una costante ricerca di molteplici concetti presentati sotto forma di enormi installazioni scultoree che, negli ultimi anni, sono diventate più complesse attraverso forme legate alla resistenza, alla cavità, al corpo o alla struttura ossea», continua la curatrice. Infatti, se in un primo momento l’artista partiva dal disegno e dal video come strumenti fondamentali di lavoro, con il passare del tempo la sua produzione si è concentrata sulla pratica della scultura e sui nuovi materiali, con cui ha articolato un campionario di forme che riprendono elementi legati all’organico e conducono a un mondo di metafore legate ai flussi di correnti, ai vuoti e alla connettività tra orifizi e lacune. Se nella presentazione madrilena si esploravano le ricerche più recenti dell’artista, nella rassegna di Barcellona si instaura un dialogo tra la finzione e la realtà, approfondendo le narrazioni sul processo in cui si giustappongono nuove forme e dettagli plastici che alludono all’organico, insieme a rifiniture estetiche di carattere industriale. «Combinando opere recenti con progetti inediti, la mostra consolida l’approccio scultoreo con la pratica del disegno, qui intesa come riflessione e organizzazione articolata sulla percezione e sull’esperienza dell’origine di ciascuna forma, nonché delle idee che orbitano loro intorno», conclude Segura.