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Mimmo Jodice, «Marina di Licola, Opera n. 3», 2008

© Mimmo Jodice

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Mimmo Jodice, «Marina di Licola, Opera n. 3», 2008

© Mimmo Jodice

L’enigma di Mimmo Jodice pervade il Castello di Udine

Per la prima volta in un’istituzione pubblica cittadina sono allestiti 140 scatti del fotografo napoletano realizzati tra il 1964 e il 2015

Mariella Rossi

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La grande fotografia italiana è di scena a Udine con Mimmo Jodice, presente per la prima volta in un’istituzione pubblica cittadina. La mostra «L’enigma della luce» si sviluppa con un suggestivo allestimento nel Salone del Parlamento e nelle tre sale della Galleria d’Arte Antica del Castello di Udine (fino al 4 novembre). «Dopo la fortunata esposizione di Gianni Berengo Gardin dello scorso anno, siamo orgogliosi di accogliere qui a Udine, in un percorso nuovo e originale, un altro maestro del nostro tempo, Mimmo Jodice, uno dei grandi nomi della fotografia italiana» commenta l’assessore alla Cultura Federico Pirone. L’Amministrazione comunale dimostra in questo modo la volontà di aprire le porte dei poli museali di Udine ad ambiziosi progetti espositivi di caratura nazionale e internazionale, che possano far crescere lo spessore culturale della città e la sua attrattività anche oltre il confine regionale. «Questa, continua Pirone, è un’occasione per generare riflessioni nuove nei visitatori e per rafforzare il ruolo di Udine come laboratorio culturale». La mostra è un’iniziativa realizzata dai Civici Musei udinesi, frutto del lavoro di un team di curatori che include Silvia Bianco, conservatrice del Museo Friulano della Fotografia, Roberto Koch e Alessandra Mauro, esperti di fotografia contemporanea, e con la collaborazione di Mimmo, Angela e Barbara Jodice

Fotografo di avanguardia fin dagli esordi, Mimmo Jodice (Napoli, 1934) è da sempre attento alle sperimentazioni e alle possibilità espressive del linguaggio fotografico. Il suo lavoro è sempre stato intimo e riflessivo, pur avendo indirizzato l’obiettivo fotografico verso diversi temi e soggetti. La mostra a Udine cerca di offrire un panorama sulla sua produzione quanto più esaustivo possibile. «Mimmo Jodice. L’enigma della luce» offre così ai visitatori un percorso inedito attraverso una selezione di 140 scatti, datati tra il 1964 e il 2015. Si va dalle sperimentazioni concettuali degli anni Sessanta alla documentazione delle piaghe sociali, alle indagini più rarefatte sul patrimonio storico e artistico del Mediterraneo, che rivolgono l’obiettivo alle tradizioni della sua Napoli, al silenzio dei paesaggi umani, al rapporto con il passato, a silenziose visioni di natura e città. Nelle sue mani la fotografia diviene uno strumento di indagine esistenziale. La prima sezione del percorso, «Linguaggi», è dedicata alla ricerca sulla tecnica fotografica e al grande lavoro in camera oscura sulla ricerca dell’equilibrio profondo tra il bianco e il nero, in una danza di luce e di ombra. La mostra si sposta poi sulla città natale del fotografo, Napoli. Nel progetto «Chi è devoto» degli anni Settanta, Mimmo Jodice ha indagato le tradizioni popolari partenopee; dieci anni dopo, in «Vedute di Napoli», realizzate nel 1980, e in altre serie del medesimo periodo le immagini diventano prive di riferimenti cronologici e spaziali. Angosce e dubbi legati alla città vengono trasformati dal mezzo fotografico in un enigma senza tempo. Siamo di fronte a una Napoli fatta di vite, lavoro, tradizioni e disagio, una città che a un tratto diventa muta, rigorosa, lontana dal quotidiano. Le memorie personali e il suo vissuto in un luogo ricco e complesso come Napoli vengono sospese in un tempo immobile. Nelle fotografie di Jodice la città appare avvolta da un’atmosfera silenziosa, al limite del metafisico.

Il passato del Mediterraneo costituisce un’altra sezione espositiva, corrispondente ad altre fasi della produzione dell’artista. Troviamo qui opere parte di progetti come «Il Polittico Villa dei Papiri» e «Anamnesi», nelle quali figure statuarie delle antiche civiltà e del patrimonio storico artistico della penisola sembrano vive, vibranti in una dimensione che attraversa il tempo. Alla «Natura» è riservata un’altra sezione della mostra, un dialogo tra paesaggio naturale e costruito, tra la bellezza e la violenza degli oggetti quotidiani. Le immagini della serie «Eden» sollevano interrogativi sulla nostra relazione con ciò che ci circonda, evocando consumismo e alienazione. Il percorso si conclude con «Mari», nel quale lo sguardo del fotografo si posa su un «luogo privilegiato dove si incontrano realtà e sogno», come dice lui stesso. Il tempo è sospeso, la luce è regina.

Per godere della mostra i curatori invitano a «seguire l’inclinazione di Mimmo Jodice: perdersi a guardare, contemplare, immaginare, sciogliere l’enigma di queste visioni oltre la realtà». Tra le città fotografate da Jodice vi è anche Trieste. L’occasione fu quella di un esteso progetto di valorizzazione attraverso il mezzo fotografico che coinvolse numerosi autori tra il 1985 e il 1986 per dare vita a una mostra al primo piano della Tour Eiffel. «Mimmo Jodice, scrive Silvia Bianco, nella sua interpretazione, propone una visione legata alla storia e alla memoria, muovendosi nel tempo sospeso come solo lui sa fare, creando attesa ed evocando sentimenti profondi. I luoghi che sceglie sono il Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann” e la Risiera di San Sabba, due luoghi legati profondamente alla storia della città, due memorie profondamente diverse». Al Museo Winckelmann ha focalizzato la propria attenzione sul lapidario e le sale espositive, producendo fotografie poetiche che rimandano alla genesi della città. Alla Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento in Italia, luogo di estrema sofferenza e dolore, «attraverso la purezza delle forme architettoniche e una composizione tra linee e luce, descrive un luogo dove imperano il silenzio e il vuoto. Il rigore compositivo dell’immagine conduce a una dimensione atemporale e alla riflessione», prosegue Bianco.

La mostra è realizzata in collaborazione con prestigiosi partner come Mimmo Jodice Studio S.r.l., Università degli Studi di Udine, Craf-Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia e Contrasto, con il sostegno di numerosi partner istituzionali e privati, che confermano l’importanza dell’iniziativa per la città di Udine. Tra i sostenitori Regione Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, Banca di Udine e la società partecipata Arriva Udine. Aggiungono senz’altro valore istituzionale anche i patrocini attribuiti dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine e da Confindustria Udine.

Mimmo Jodice, «Anamnesi», 1990. © Mimmo Jodice

Mariella Rossi, 18 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

L’enigma di Mimmo Jodice pervade il Castello di Udine | Mariella Rossi

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