«Nulle part est un endroit» (1989) di Richard Baquié, Mac Val-Musée d’Art contemporain du Val-de-Marne

© Adagp, Paris 2024-Philippe Lebruman

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«Nulle part est un endroit» (1989) di Richard Baquié, Mac Val-Musée d’Art contemporain du Val-de-Marne

© Adagp, Paris 2024-Philippe Lebruman

L’esilio sotto la lente dell’arte

Al Louvre-Lens, circa 200 opere analizzano come tanti artisti, dall’antichità ad oggi, hanno rappresentato l’allontanamento vissuto e raccontato il sentimento dello sradicamento, l’esperienza della partenza, del viaggio e dell’accoglienza nel Paese d’arrivo

«Solo nell’esilio si arriva a capire fino a che punto il mondo è sempre stato un mondo di esuli», scriveva il premio Nobel per la Letteratura Elias Canetti (1905-94). Ovvero l’esilio in quanto «componente intima del destino umano»: è questo il tema, ancora di un’attualità talvolta drammatica, della nuova mostra del Louvre-Lens che dal 25 settembre al 20 gennaio 2025, attraverso circa 200 opere, analizza in una visione pluridisciplinare come tanti artisti, dall’antichità ad oggi, hanno rappresentato l’allontanamento vissuto e raccontato il sentimento dello sradicamento, l’esperienza della partenza, del viaggio e dell’accoglienza nel Paese d’arrivo. 

«Esuli. Lo sguardo degli artisti» è stata curata dalla storica dell’arte e conservatrice del Louvre Dominique de Font-Réaulx. Opere di Jacques Louis David, Elisabeth Vigée Le Brun, Gustave Courbet e Marc Chagall, ma anche Barthélémy Toguo e Khalil Joreige arrivano, oltre che dalla «casa madre» parigina del Louvre, da diversi musei francesi, come il Maac Val di Vitry-sur-Seine e i musei d’Orsay e del Quai Branly di Parigi. La mostra si apre con l’evocazione dei testi antichi, in cui l’esilio appare già un elemento fondatore, l’Eneide e l’Odissea, il Ramayana, uno dei maggiori poemi epici della tradizione induista, e i testi religiosi, la Bibbia e il Corano, i cui episodi hanno ispirato artisti di tutte le epoche. I luoghi poetici di Ovidio nati da un’esperienza d’esilio risuonano nelle pitture di David e di Courbet, così come nei versi delle «Contemplazioni» di Victor Hugo, esiliato nelle isole britanniche di Jersey prima, Guernesey poi. Il tema dello sradicamento si esprime attraverso l’installazione dell’artista franco-turca Nil Yalter. Il mare, con la sua solitudine e i suoi pericoli, simboleggia il passaggio tra i due mondi, come in «Fuga di Rochefort» (1881 ca) di Edouard Manet, che racconta la rocambolesca evasione via mare dell’intellettuale Victor Rochefort deportato per il ruolo svolto durante la Comune del 1871. La nostalgia, il ricordo della terra natale che non si cancella mai, è profondamente presente tanto nell’opera di Chagall, artista che ha percorso il mondo, e nei suoi paesaggi onirici di Vitebsk, in Bielorussia, dove si trovava la casa d’infanzia, tanto nell’opera di Sally Gabori, artista australiana aborigena, scomparsa nel 2015, che iniziò a dipingere nel 2005, quando aveva un’ottantina di anni, e che nelle sue tele restituiva i colori vivaci della sua isola natale, Bentinck Island. Il peso del ricordo e del dolore dell’esilio è anche nella valigia piena di sabbia della spiaggia di Gaza raccolta dall’artista di origini palestinesi Taysir Batniji

«L’évasion de Rochefort» di Edouard Manet, Musée d’Orsay. © Grand Palais Rmn (Musée d’Orsay) Franck Raux

Luana De Micco, 23 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

L’esilio sotto la lente dell’arte | Luana De Micco

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