Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Rosalba Cignetti
Leggi i suoi articoli«Ho avuto il grande privilegio di fotografare i bambini di tutto il mondo e ora che ho una figlia anch’io apprezzo ancora di più la loro energia, la loro curiosità, le loro potenzialità. Nonostante il contesto difficile in cui molti di loro nascono, i bimbi hanno la capacità di giocare, sorridere, ridere e condividere piccoli momenti di gioia. C’è sempre la speranza che un bambino possa crescere e cambiare il mondo». Con queste parole il celebre fotografo americano Steve McCurry (1950) parla dei suoi scatti dedicati all’infanzia, tema della mostra «Steve McCurry – Children», che prosegue al Palazzo dei Priori a Fermo fino al 4 maggio.

Steve McCurry Bamiyan, Afghanistan, 2007 ©Steve McCurry All rights reserved

Steve McCurry Beirut, Lebanon, 1982 ©Steve McCurry All rights reserved
Cinquanta immagini realizzate in cinquant’anni di carriera in ogni angolo del mondo, dall’India alla Birmania, al Pakistan, Tibet, Afghanistan, Libano, Etiopia e Cuba, nei contesti e nelle situazioni più diverse. «Ogni immagine offre uno spaccato delle condizioni sociali più disparate, rivelando una condizione umana universale fatta di sentimenti comuni e sguardi che affermano la stessa dignità. Incontriamo bambini profughi e lavoratori, giovani che trasformano un cannone arrugginito in un gioco, che rincorrono un pallone sotto la pioggia, che creano musica con chitarre fatte di materiali di scarto. Bambini che vivono nelle grandi metropoli o nei villaggi più remoti, protagonisti di storie di gioia e aggregazione, solitudine e resilienza, solidarietà e stupore», spiega Biba Giachetti, curatrice della mostra promossa dal Comune di Fermo con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, in collaborazione con Orion57, partner Mus-e del Fermano. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura e Turismo. Dall’iconica immagine della bambina afghana dagli occhi verdi, scattata dal fotografo dell’Agenzia Magnum Photo in un campo profughi nel 1984 e pubblicata sulla copertina di «National Geographic» del giugno 1985, alcuni anni prima della stesura della Carta dei Diritti dei Bambini, approvata dalle Nazioni Unite nel 1990, alle immagini di bambini che giocano su un carro armato arrugginito, o con enormi pneumatici sotto secolari baobab, «la visione dell’infanzia di McCurry è varia e diversificata, proprio come lo sono i bambini nel mondo. Eppure, ovunque si posi il suo obiettivo, emerge un messaggio chiaro: finché ci sono bambini, c’è speranza», conclude il critico fotografico Owen Edwards.