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Il Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano Ets, presieduto da Marco Magnifico, si è arricchito di un nuovo tesoro, che dal prossimo maggio sarà a disposizione del pubblico: la Fondazione Piero Portaluppi, istituita nel 1999 dagli eredi dell’importante architetto milanese (1888-1967) come centro di studi, ricerca e divulgazione della sua opera, ha conferito al Fai l’intero archivio di disegni, progetti, fotografie d’epoca, appunti e schizzi autografi, fotografie private, cartoline e video che documentano le relazioni intessute dall’architetto con figure di primo piano del ’900, da Marinetti a Fortunato Depero, da Marcello Piacentini a Gio Ponti, da Arturo Toscanini a Maria Callas, e molti altri ancora.
Fra i documenti giunti al Fai sono, ovviamente, anche i progetti della villa urbana commissionata nel 1935 dalle sorelle Necchi (la famiglia delle macchine per cucire) a Portaluppi, che aveva da poco abbandonato le squisite (e sempre misurate) eleganze degli anni ’20 per praticare un aggiornato, lussuoso «Razionalismo». E sarà proprio in questa villa di via Mozart, oggi villa Necchi Campiglio, nel cuore di Milano, donata nel 2001 dalle sorelle Necchi al Fai, che negli spazi del sottotetto, riprogettati alcuni anni fa dall’architetto Piero Castellini Baldissera, nipote di Portaluppi, troveranno posto le carte, i libri, le riviste d’architettura del famoso architetto, oltre a quelli poi raccolti dalla Fondazione stessa (presieduta da Letizia Castellini Baldissera), esposti e resi disponibili alla consultazione di concerto con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia, guidata da Francesca Furst, e con il Politecnico di Milano.
Una prospettiva di Villa Necchi Campiglio firmata Piero Portaluppi, Archivio Fondazione Piero Portaluppi
A questi materiali d’archivio si aggiungeranno, sempre dal prossimo maggio, una ventina di raffinati mobili e oggetti disegnati e usati da Piero Portaluppi, che si trovavano nella sede dell’Archivio, in un palazzo da lui progettato in via Morozzo della Rocca, andando così ad arricchire il percorso di visita di quel vero scrigno di tesori che è Villa Necchi Campiglio, un edificio che nella limpida architettura anni ’30 di Piero Portaluppi riunisce la collezione di capolavori d’arte del ’900 donata da Claudia Gian Ferrari e le raccolte di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli e di Guido Sforni. Come ha rilevato Marco Magnifico, «anche questa donazione nasce da quello stesso ceppo di famiglie milanesi che ritengono un loro dovere condividere con la collettività un nucleo importante e rappresentativo delle proprietà di famiglia. La devoluzione al Fai dell’intero patrimonio della Fondazione Piero Portaluppi, importante protagonista della vita culturale milanese dal 1999 ad oggi, è un grande onore che gli eredi del celebre architetto riservano al Fai, che si impegna a dare il massimo risalto a un capitolo importante della storia di Milano, della quale Portaluppi fu un protagonista indiscusso».
Quanto alla Fondazione Portaluppi, attraverso la sua presidente Letizia Casellini Baldissera, ha motivato la chiusura della propria attività con l’impossibilità, per i familiari, di proseguire nei progetti culturali intrapresi da 25 anni a questa parte, e con la volontà di «far conoscere non solo Piero Portaluppi architetto ma anche disegnatore, umorista, enigmista, collezionista di orologi solari (la sua preziosa collezione di orologi solari è esposta al Museo Poldi Pezzoli, cui fu donata da lui stesso, Ndr), autore di filmati, uomo curioso ed ironico».
Con il suo segno inconfondibile per eleganza, equilibrio e raffinatezza, Piero Portaluppi, che era prediletto dalla «migliore società milanese», ha inciso fortemente sull’immagine della città, lasciando (ma è davvero difficile scegliere), tra molto altro, Casa Crespi, il Civico Planetario Ulrico Hoepli e il palazzo con il grande arco in corso Venezia; Casa Corbellini Wassermann in viale Lombardia (da alcuni anni, straordinaria sede della galleria Massimo De Carlo) e, frutto di un lungo lavoro di restauro e recupero, la quattrocentesca Casa degli Atellani in corso Magenta (là dove Leonardo possedeva la «Vigna» donatagli da Ludovico il Moro mentre lavorava all’«Ultima Cena»), che sarebbe diventata la splendida residenza della famiglia Portaluppi, acquisita di recente dagli eredi da parte del Gruppo Lvmh di Bernard Arnault.
Piero Portaluppi, 1957, Archivio Fondazione Piero Portaluppi. Photo: Farabola
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