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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliTra le tante polemiche che spesso ruotano intorno al ruolo di Firenze nel sistema dell’arte contemporanea, ritenuta città museo staccata dall’oggi, c’è un progetto che da ormai diciotto anni smentisce questa nomea, ponendola al centro di un’attenzione internazionale nel campo delle immagini in movimento. «Lo schermo dell’arte», festival nato nel 2008, ideato e curato da Silvia Lucchesi, dedicato all’esplorazione, all’analisi e alla promozione delle relazioni tra arte contemporanea, moving images e cinema, diventa infatti maggiorenne. Il progetto, che si svolge nell’ambito della «50 giorni di cinema a Firenze», si avvale del contributo di Regione Toscana e ha come main supporter la Fondazione Cr di Firenze, non si limita certo alla settimana densa di proiezioni e di ospiti da tutto il mondo, ma è fonte di relazioni, riflessioni e scambi internazionali sui temi più seguiti della contemporaneità nell’arco di tutto l’anno; e numerose sono le partnership con scuole, accademie e università, anche straniere (tra cui la New York University) con seminari, lecture e attività di educazione visiva al cinema. L’attenzione rivolta alla generazione Z si conferma nell’ingresso gratuito agli under 30, reso possibile grazie al main sponsor Gucci.
Tra le collaborazioni con istituzioni esterne museali e di ricerca si ricorda quella con il Kunsthistorisches Institut in Florenz per il progetto fotografico «The city as archive. Florence» di Armin Linke, presenza ben nota a «Lo schermo dell’arte» e che ha qui lavorato sugli archivi di istituzioni fiorentine (inaugurazione martedì 11 novembre). Alla Strozzina di Palazzo Strozzi sarà presentato invece, dalle 10 alle 19 per tutte le giornate del festival, «Eating the planet», il progetto che riunisce le due installazioni in realtà virtuale di Valentina Furian e di Claudia Losi sul rapporto tra esseri umani, animali e ambiente. Un tema molto sentito quello dell’ecologia, come nota Silvia Lucchesi, al quale sono dedicate anche le proiezioni riunite nella serata di venerdì 14 novembre, con i lavori di Amie Siegel («Panorama» con le bobine riportate alla luce dai depositi del Carnegie Museum of Natural History), di Minha Park («Time paradox») e di Yuyan Wang («Green Grey Black Brown»).
Matteo Frittelli, «Due qui. To Hear primo tempo», 2025. Courtesy of the artist
Mila Turajlic, «Non-Aligned newsreels-fragments», 2025. Courtesy of the artist
Impossibile ripercorrere tutte le proposte del festival che annovera varie anteprime. In apertura, prodotta per l’occasione, la performance di Mila Turajlic «Non-aligned newsreels-fragments» che vedrà mercoledì 12, alle 18.30, l’artista compiere sul palco del Teatro della Compagnia un montaggio live di materiali di archivio della ex Jugoslavia sui movimenti di liberazione africani degli anni Cinquanta, cui si uniscono storie orali e registrazioni raccolte dall’artista. La performance conferma anche il legame con gli spazi in cui il festival si tiene, che ogni anno, pur avendo il Teatro della Compagnia come fulcro, aumentano, rendendo «Lo schermo dell’arte» un progetto diffuso nella città. Tra gli artisti e i registi presenti con le loro opere e protagonisti dei «Festival talks», c’è Sammy Baloji, l’artista congolese che torna a Firenze dove si tenne nel 2022 una mostra a palazzo Pitti: Baloji presenta infatti il suo primo lungometraggio, «L’arbre de l’authenticité», dedicato alla distruzione ecologica iniziata al tempo della colonizzazione belga. La politica è al centro delle riflessioni di vari artisti, tra cui Antoine Chapon con «Al Basateen/the Orchards», indagine sulla distruzione del quartiere di Damasco raso al suolo dal regime all’indomani delle proteste della Primavera araba, oppure Firas Shehadeh, palestinese, con «Like an event in a dream dreamt by another-Insonnia», sullo straniante contrasto tra il mondo virtuale di un videogioco e la realtà della Palestina.
Il focus della 18ma edizione è sull’artista marocchina Randa Maroufi (che il 14 terrà una lecture all’Institut Français), con cinque film realizzati negli ultimi dieci anni, tra cui «L’MINA» vincitore del Leits Cine Discovery Prize all’ultima «Semaine de la Critique» di Cannes. Nella Sala cinema di Palazzo Gucci, ore 10-19, è invece «Blknws» di Kahlil Joseph, parte della rassegna «Controluce: Stories of beauty», sul tema dell’identità nera nella nostra società. Il festival si chiude con la proiezione del film di Matteo Frittelli, «Massimo Bartolini. Due Qui/To hear», prodotto in occasione della 60ma Biennale di Venezia e dedicato al protagonista del Padiglione Italia. E a seguire «Sleep #2» di Radu Jude, video desktop registrato sulla rete EarthCam in streaming 24 ore su 24 fisso sulla tomba di Andy Warhol e la piccola porzione circostante del cimitero di Pittsburg, omaggio (fin dal titolo) al film a camera fissa del 1964 in cui Warhol riprende per più ore John Giorno mentre dorme.
Se «Lo schermo dell’arte» è diventato maggiorenne, «Visio» (European Programme on Artists’Moving Images), nato all’interno del festival stesso, entra in una fase adolescenziale, di inquietudine creativa, compiendo quattordici anni: sono otto gli artisti under 35, faticosamente selezionati per questa edizione su 156 candidature ricevute da 54 paesi (Tohé Commaret, Rafik Greiss, Vir Andres Hera, Maxime Jean- Baptiste, Olukemi Lijadu, Thomias Radin, Jordan Starfer e Shen Xin); e sarà presentato in anteprima mondiale anche il lavoro di Valentin Noujaïm e di Peng Zuqiang che nel 2023 e 2024 hanno potuto produrre le loro opere grazie al «Visio Production Fund», il fondo di 35mila euro concepito da Centro Pecci, Fondazione in Between Art Film, Frac Bretagne e con il contributo di Human Company. La missione di «Visio», che ha conferme in riconoscimenti quali il Leone d’argento a Karimah Ashadu alla Biennale di Venezia 2024 (lavoro prodotto da «Visio» con «Fondazione in Between Art Film»), è ripercorsa nel libro Visio. Moving Images in Europe since the 2010s (Lenz Press, 2024). Leonardo Bigazzi, che con Silvia Lucchesi ideò il progetto di cui è ora il curatore, sottolinea il ruolo politico di «Visio», la responsabilità assunta di sostegno ad artisti ancora perlopiù ignoti, introdotti, proprio grazie all’iniziativa fiorentina, sulla scena internazionale.
Una selezione di lavori del programma de «Lo schermo dell’arte» sarà disponibile online, dal 12 al 23 novembre, in streaming sul canale del festival su mymovies One.
Valentina Furian, «Bite», 2025. Courtesy of the artist
Randa Maroufi, «L’MINA», 2025. Courtesy of the artist
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