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Beniamino Facchinelli, «Piramidi di Ghisa e Sfinge», Parigi, Bibliothèque nationale de France, département des Estampes et de la photographie

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Beniamino Facchinelli, «Piramidi di Ghisa e Sfinge», Parigi, Bibliothèque nationale de France, département des Estampes et de la photographie

Lo sguardo partecipativo di Beniamino Facchinelli

Il fotografo italiano che nella seconda metà dell’Ottocento ha raccontato l’Egitto, dai faraoni al contemporaneo

Manuela De Leonardis

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Di Beniamino Facchinelli c’è ancora tanto da dire. Italiano di Trento, allora sotto l’Impero austroungarico, nacque l’8 luglio 1839. Morì al Cairo il 29 novembre 1895, dove è sepolto nel cimitero di Terra Santa. Facchinelli è stato un fotografo di grande talento al servizio di archeologi e studiosi occidentali, nonché fotografo capo dello Stato Maggiore Generale presso il viceré d’Egitto, noto soprattutto per il corpus fotografico sul patrimonio architettonico e topografico del Cairo, realizzato tra il 1870 e il 1895 su richiesta di personalità quali Arthur Rhoné e del Comité de conservation des monuments de l’art arabe. 

Le sue fotografie, conservate in diversi archivi tra cui l’American University del Cairo, la Fondazione Alinari di Firenze, la Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica di Genova, il V&A di Londra e, a Parigi, il Louvre, la Bibliothèque de l’Inha, Institut National d’Histoire de l’Art e la BnF, Bibliothèque Nationale de France, sono oggi una fonte preziosa nel restituire la memoria di edifici e luoghi in parte scomparsi. Ma non si tratta solo di documentazione: lo sguardo di Facchinelli è partecipativo, autenticamente coinvolto con le ritualità quotidiane della città e dei suoi abitanti di cui era parte integrante, avendo stabilito studio e abitazione in rue de l’Hôtel du Nil nel Mousky, uno dei suq più animati della città. 

L’occasione per parlare di questo straordinario autore è stata la conferenza «L’impatto dei fotografi italiani nei Paesi del Mediterraneo durante il XIX secolo», organizzata dal Museo Nazionale di Fotografia Marubi di Scutari, in Albania, in collaborazione con la Fondazione Alinari per la Fotografia e l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana a Scutari. Alla conferenza, tenutasi il 24 e 25 ottobre scorsi, l’intervento della sottoscritta si intitolava «Sulle tracce di Beniamino Facchinelli, Cairo 1870-1895». Rispetto alla meticolosa ricerca condotta da Mercedes Volait e dal team dell’Inha (che ha portato all’attribuzione di stampe ritenute anonime, seguita dalla mostra «Il Cairo dal vivo. Beniamino Facchinelli fotografo 1875-1895», organizzata nel 2017 a Parigi e accompagnata dalla pubblicazione), oggi l’intento condiviso dalla ricercatrice francese con la Fondazione Bruschettini, con l’ipotesi di realizzare una nuova esposizione, è quello di indagare altri aspetti della fotografia di Beniamino Facchinelli, come ritrattistica, reportage e fotografia antropometrica

Si trova documentazione di questo tipo anche in altri fondi italiani, come quello delle Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco di Milano e nella Collezione di Enrico Hillyer Giglioli al Muciv, Museo delle Civiltà di Roma, dove sono conservate anche delle albumine di mummie di faraoni (tra questi Thutmose II, Ramses II, Seti I), che il fotografo scattò nel 1887 al Museo Bulaq, il primo Museo Egizio cairota, che poco dopo venne chiuso per i danni causati dall’inondazione del Nilo del 1878 e trasferito nel palazzo di Ismail Pasha a Giza. Lì i reperti sarebbero rimasti per tre anni prima dell’apertura al pubblico, nel 1902, del nuovo Museo del Cairo in piazza Tahrir. 

Antonio Beato e Beniamino Facchinelli, «Cairo» (1860-1906)

Manuela De Leonardis, 06 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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