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L’economista che ama la fotografia

Sandro Parmiggiani

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Andrea Landi (Bologna, 1955) ha avuto un ruolo di primo piano nella realizzazione del complesso progetto sulla fotografia che, dal 2006 a oggi, ha fatto di Modena una delle realtà italiane imprescindibili in questo settore. Landi è stato infatti, dal 2005 e fino al 5 novembre scorso, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che ha promosso la costituzione, nel 2012, della Fondazione Fotografia Modena, di cui ha assunto la presidenza, mentre Filippo Maggia, continuando nell’attività svolta dal 2006, ne è diventato direttore. 

Andrea Landi è un economista, docente all’Università di Modena, e preside della Facoltà di Economia e Commercio dal 2000 al 2005. Nel momento in cui s’accingeva a lasciare l’incarico, dopo 10 anni, di presidente della Fondazione, gli abbiamo rivolto alcune domande. 

Quando Filippo Maggia venne nel 2006 a proporle un progetto sulla fotografia, che cosa la spinse ad aderire immediatamente? 

Investire nella fotografia mi era apparsa una naturale conseguenza della tradizione che caratterizza il nostro territorio: a Modena sono nati, o hanno lavorato in anni cruciali per la loro formazione, artisti come Franco Vaccari, Franco Fontana, Luigi Ghirri e Olivo Barbieri; sempre a Modena il collezionismo fotografico ha avuto, in passato, un rappresentante esemplare in Giuseppe Panini. Fondazione Fotografia non solo ha ereditato la gestione del patrimonio conservato dall’ex Fotomuseo Panini, ma ha dato vita a un progetto originale. Si è trattato di un investimento economico oltre che culturale: le opere acquisite figurano spesso anche in collezioni di musei come Tate, Pompidou o MoMA. 

Mostre temporanee hanno fatto conoscere ciò che di meglio la fotografia contemporanea offre; mostre della collezione, ogni anno arricchita; apertura del master e di altre iniziative formative. Quale strategia c’era dietro? 

Fondazione Fotografia è nata con l’idea di accompagnare la costituzione di nuove collezioni di fotografia contemporanea di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena: un patrimonio che a oggi conta oltre 1.200 opere. Ci siamo resi conto che la collezione avrebbe rappresentato anche una formidabile risorsa di studio e ricerca e abbiamo attivato corsi di specializzazione, come il master biennale sull’immagine contemporanea, o di tipo professionalizzante, come il corso curatori e il corso high PROfile, oltre a una serie di workshop.

Perché ha deciso di costituire un soggetto autonomo come la Fondazione?

Nel 2012 Fondazione Fotografia è diventata una società strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio, con la partecipazione del Comune di Modena. Due le considerazioni: da un lato, quello che era nato come progetto culturale aveva assunto ormai le proporzioni di una struttura in grado di amministrarsi con autonomia, con un suo personale e sue sedi di riferimento; dall’altro, mettere a frutto imprenditoriale le competenze sviluppate negli anni nell’organizzazione e noleggio di mostre, nella catalogazione, nel restauro e nella conservazione di opere fotografiche, nella formazione e nell’editoria specializzata.

E perché, un paio di anni fa, avete deciso il restauro del Complesso dell’ex Ospedale di Sant’Agostino che sarà la sede stabile di Fondazione, ma anche un polo culturale con altre istituzioni?

Il progetto di riqualificazione dell’ex Ospedale parte dalla prima delibera di acquisto da parte della Fondazione, nel 2004, con i cui proventi l’amministrazione comunale ha potuto realizzare il nuovo ospedale di Baggiovara, per arrivare, nel 2012, a un progetto esecutivo, frutto della concertazione tra Fondazione, Mibac e Comune, al quale Gae Aulenti ha lavorato sino alla morte. Purtroppo Italia Nostra ci impedisce di iniziare i lavori. Entro fine anno avremo la sentenza del Tar. Nel frattempo, abbiamo chiesto alla Soprintendenza di procedere al primo stralcio, relativo alla parte non monumentale, dove sono previste funzioni universitarie. 

Come valuta Fondazione Fotografia l’apertura, da parte del Comune, del Mata, la nuova sede espositiva nell’ex-Manifattura Tabacchi?

Fondazione Fotografia è in grado di operare anche al fianco di altre istituzioni. È partecipata dal Comune, che è giusto contribuisca alla sua programmazione.

C’è un’alluvione quotidiana di immagini diffuse dai social media (350 milioni di foto sono caricate ogni giorno solo su Facebook). Vede una nuova sfida per Fondazione Fotografia in questo processo, un mercato in rapidissima espansione della creatività attraverso il mezzo fotografico? 

Sicuramente è una fase cruciale per i media e la comunicazione; sono in atto grandi trasformazioni ed è molto difficile fare previsioni circa l’evoluzione degli attuali mezzi di comunicazione, su cosa resterà e cosa verrà progressivamente abbandonato. Fondazione Fotografia offre gli strumenti teorici per comprendere questa transizione e le competenze pratiche per affrontarla da un punto di vista artistico e professionale. 

Può tracciare un bilancio, anche economico di questa ormai decennale attività?

La struttura oggi conta su 12 tra dipendenti e collaboratori con competenze specifiche. I corsi di formazione, i tanti workshop organizzati dal 2009 a oggi, le residenze per artisti e le decine di migliaia di visitatori intervenuti alle mostre hanno procurato alla città un importante indotto economico. Crediamo di aver rafforzato in questi anni il concetto che Modena è un punto di riferimento per la fotografia non solo a livello nazionale, a cui sono riconosciuti serietà e rigore scientifico. 

Può tentare un consuntivo del suo mandato di presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena?

Come volume delle erogazioni, siamo tra le prime fondazioni in Italia e la prima in regione, nonostante siano stati anni difficili: prima la crisi economica, poi l’emerganza per il terremoto e l’alluvione. Occorreva intervenire e abbiamo dato una risposta tempestiva e convincente. Siamo anche riusciti a incrementare il nostro patrimonio. Vorrei poi ricordare in particolare i restauri pluriennali per il patrimonio monumentale di piazza Grande, del Duomo e della Ghirlandina; il finanziamento integrale del Centro di Medicina Rigenerativa, punto di riferimento internazionale per la ricerca sulle cellule staminali; la riqualificazione di comparti del centro storico (San Geminiano e San Paolo). Ma anche azioni meno evidenti, come il sostegno continuativo alle categorie più deboli (anziani, disabili, minori).

Sandro Parmiggiani, 02 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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