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Samantha De Martin
Leggi i suoi articoliFino al 12 aprile 2026 il Complesso di Capo di Bove, a Roma, invita a riscoprire la storia di due contesti poco conosciuti del Parco dell’Appia antica attraverso i disegni di Maria Barosso, l’artista che «ricercava l’anima in ogni pietra».
Prima donna funzionaria nell’Amministrazione delle Belle Arti, collaboratrice di Giacomo Boni, incaricata di documentare le scoperte più importanti nei suoi disegni, Barosso è stata una testimone scrupolosa dei mutamenti urbanistici che hanno cambiato il volto di Roma sotto i colpi di piccone del regime fascista.
Le sue tavole, spesso animate dal febbrile lavoro degli operai, sono un interessante taccuino del mestiere dello scavo.
Il titolo del percorso romano, «Impressioni dal vero. La via Appia e la via Latina nei disegni di Maria Barosso», curato da Santino Alessandro Cugno, Matteo Mazzalupi, Mara Pontisso e Ilaria Sgarbozza, riprende una formula che l’artista torinese era solita annotare nei suoi disegni. Le sue «impressioni dal vero», come spiega Luana Toniolo, direttrice delegata del Parco Archeologico dell’Appia Antica, «restituiscono non solo le forme dell’antico, ma la tensione civile del conoscere e del preservare».
A essere esplorati grazie a una selezione di acquerelli, disegni, documenti e rilievi provenienti dalla Soprintendenza Speciale di Roma e da enti come la Biblioteca Hertziana, il Deutsches Archäologisches Institut, la British School at Rome, sono due contesti lungo la via Appia e la via Latina.
Si tratta della Chiesa di San Cesareo de Appia e della Basilica paleocristiana di Santo Stefano, nei cui cantieri Barosso ha lavorato su incarico dell’allora Soprintendenza ai Beni monumentali di Roma e del Lazio.
Nel documentare i lavori sotto la Chiesa di San Cesareo de Appia, oggi al centro di interventi di conservazione e valorizzazione, Barosso restituisce la pavimentazione a mosaico in bianco e nero, databile tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., al centro di un disegno presentato in mostra accanto al verbale della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra che ne registra il ritrovamento.
La Basilica paleocristiana di Santo Stefano sulla via Latina, anch’essa interessata da interventi conservativi, si racconta invece tramite rilievi, vedute, piante e sezioni delle strutture che documentano il cantiere di restauro tra il 1940 e il 1942. Il raro battistero a immersione deve avere catturato l’attenzione dell’artista che lo fissa in un ulteriore disegno.
Con i suoi documenti, i reperti in marmo, alcuni restaurati per l’occasione, gli scatti storici di Giovanni Gargiolli ed Ernest Nash, l’esposizione diventa l’occasione, come ha sottolineato anche il direttore Generale Musei Massimo Osanna, per «restituire ai cittadini la memoria e la bellezza di un paesaggio unico al mondo».
Una veduta della mostra «Impressioni dal vero. La via Appia e la via Latina nei disegni di Maria Barosso» al Museo di Roma. Photo: Fabio Caricchia