«Madonna col Bambino tra i santi Antonio Abate e Francesco» (ca. 1420-1440) di pittore fiorentino

Cortesia di Antichità all’Oratorio

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«Madonna col Bambino tra i santi Antonio Abate e Francesco» (ca. 1420-1440) di pittore fiorentino

Cortesia di Antichità all’Oratorio

Mille anni di arte da Fornaro Gaggioli

Nell’allestimento della bolognese Antichità all’Oratorio manufatti merovingi, fondi oro, oggetti sacri e dipinti quattro-cinquecenteschi

Fibula merovingia (VII secolo). Cortesia di Antichità all’Oratorio

Il percorso dell’ultima rassegna presso Antichità all’Oratorio - galleria Fornaro Gaggioli, «Aurum. Secoli VI-XVI» che si svolge dal 5 al 19 ottobre, spazia da una fibula merovingia del VII secolo a una «Madonna Sedes Sapientiae» castigliana in legno dipinto del XIV secolo fino a un rilievo in stucco policromo raffigurante la «Madonna e il Bambino» di Neri di Bicci, da un prototipo di Desiderio da Settignano e a molto altro. Da ormai una ventina di anni la galleria antiquaria bolognese propone in autunno una serie di pezzi, spesso inediti, frutto di lunghe ricerche che aprono riflessioni tra gli studiosi intorno a oggetti non di rado di notevole rilievo (catalogo a cura di Giampiero Sgallari con contributi critici di Gianluca Del Monaco e Gabriele Fattorini). La fibula citata in apertura, realizzata in ferro e foglia d’oro, è estremamente interessante perché la foglia d’oro presenta ancora le punzonature ed è presente la patina di scavo: l’opera proviene dalla collezione di Joseph Brummer di New York e le sue caratteristiche costruttive la avvicinano a una fibula discoidale proveniente dagli scavi di Arlon (Belgio) oggi conservata nel locale museo archeologico. Il piccolo Cristo crocifisso degli inizi del XIII secolo, realizzato in rame sbalzato, inciso, dorato con smalti champlevé, presenta un’accurata definizione delle parti anatomiche della figura ed è parte della produzione che ebbe luogo a Limonges a partire dall’XI secolo mentre al suo fianco il percorso espositivo presenta una pisside sempre riferita ai laboratori limosini nonché un candeliere da viaggio del XIII secolo in rame lavorato e smalti. Di tutt’altro ambito, ma dalla qualità sempre apprezzabile, è la «Vergine in Maestà» realizzata in un unico tronco di noce nella Spagna del terzo quarto del ’300, un soggetto di ampia diffusione richiamante le «Sedes Sapientiae» romaniche. Altra scultura presente in mostra, in pietra, è una testa della Vergine di ambito francese, probabilmente dell’area di Champagne, di fine XIV secolo mentre tra gli oggetti si possono anche segnalare un calice di ambito veneto in rame inciso a bulino della metà del ‘400, una «Madonna col Bambino» legata al territorio di Verona, realizzata intorno alla fine del XV secolo, una «Madonna con il Bambino» di area romagnola o marchigiana, una maiolica a cavallo tra ‘400 e ‘500 e una «Madonna coronata» francese in pietra calcarea della medesima epoca. Antichità all’Oratorio ordina poi una piccola serie di dipinti, tra cui un trittico con la «Madonna, il Bambino e santi» (realizzato a tempera e oro su tavola da un anonimo pittore fiorentino negli anni 1420-40), legato a gusti tardogotici che guardano alle botteghe di Bicci di Lorenzo (1373 ca - 1452) e di Ventura di Moro 1395/1402 - 1486) e una croce toscana dipinta a inizio ’400. Notevoli, infine, un’altra «Madonna con il Bambino» in stucco policromo assegnata, in una lunga scheda del catalogo, da Fattorini (che la dice «inedita») al fiorentino Neri di Bicci (1418/20 - 1492), raffinatissima e impreziosita da dorature nei nimbi e nelle vesti delle figure, e un trittico in osso, legno e corso della Bottega degli Embriachi, diffusa da fine XIV secolo.

Pisside (XIII secolo). Cortesia di Antichità all’Oratorio

Stefano Luppi, 03 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Mille anni di arte da Fornaro Gaggioli | Stefano Luppi

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