
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Laia Abril, vincitrice della 14ma edizione del Paul Huf Award, presenta una personale al Foam di Amsterdam
- Chiara Coronelli
- 01 febbraio 2021
- 2' min di lettura


Laia Abril, «Ala Kachuu (Bride Kidnapping), Kyrgyzstan», 2019 © Laia Abril & Galerie Les filles du calvaire
Misoginia, ancora
Laia Abril, vincitrice della 14ma edizione del Paul Huf Award, presenta una personale al Foam di Amsterdam
- Chiara Coronelli
- 01 febbraio 2021
- 2' min di lettura
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliCome vincitrice della XIV edizione del Paul Huf Award, assegnatole per il progetto a lungo termine «The History of Misogyny», la spagnola Laia Abril (classe 1986) si vede dedicare una personale dal Foam, il museo che nel 2007 ha istituito il premio. Con «On Rape. A History of Misogyny, Chapter Two» (che dopo la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria è ora aperta fino al 27 giugno), la fotografa espone il secondo capitolo della sua ricerca sulla misoginia, quello sullo stupro, che fa seguito al precedente «On Abortion», presentato al pubblico nel 2016 ai Rencontres de la Photographie di Arles.
Impegnata da anni a raccogliere le evidenze dei soprusi ancora inflitti alle donne, l’artista concentra lo sguardo sulle tracce di una violenza che è anche sostanzialmente culturale: oggetti e materiali d’archivio, testimonianze, vestiti indossati durante l’abuso, divise militari a dimostrare che lo stupro è un’arma di guerra, marchingegni che sono strumenti di controllo oltre che di tortura. Si tratta di un percorso doloroso, composto con la neutralità formale di un catalogo, dove si dipana senza strepito tutto l’orrore contro l’universo femminile. A Dewi Lewis è affidata la pubblicazione del lavoro, in uscita quest’anno.

Laia Abril, «Ala Kachuu (Bride Kidnapping), Kyrgyzstan», 2019 © Laia Abril & Galerie Les filles du calvaire