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Mauro Lucentini
Leggi i suoi articoliIl record mondiale in materia di reperti archeologici trafugati dai luoghi di scavo e in via di restituzione ai Paesi proprietari, in questo caso l’India e altri dell’Asia meridionale, è stato annunciato a metà aprile alla stampa dal procuratore distrettuale di Manhattan.
Il primato (2.622 oggetti per un valore minimo di 100 milioni di dollari, e aumenta quasi ogni giorno) è ancora più stupefacente perché gli illeciti sono attribuiti a una sola persona, l’indiano-americano Subhash Kapoor, già titolare della lussuosa galleria Art of the Past in Madison Avenue. La galleria è chiusa dal 2012, data d’inizio dell’operazione di recupero, svolta da una speciale sezione della polizia federale americana in collaborazione con le autorità indiane, e messa originariamente in moto dall’arresto e successiva confessione di un dipendente di Kapoor.
Quanto a Kapoor stesso, arrestato in Germania mentre cercava di fuggire in India, è attualmente in prigione a Chennai, capitale dello Stato indiano di Tamil Nadu, dove è in attesa di un primo giudizio. Dopo questo passo, le autorità americane contano di riestradare il gallerista a New York per un’ulteriore azione giudiziaria.
Kapoor si dichiara innocente, ma nella conferenza stampa tenutasi a New York l’operazione «Hidden Idol» (idoli nascosti), come viene chiamata l’azione internazionale tuttora in corso contro il gallerista, è apparsa di una vastità tale da tagliare il fiato agli astanti. A grandi linee il traffico si svolgeva in questo modo: in un magazzino a Chennai, principale città commerciale e industriale dell’India meridionale affacciata sull’Oceano Indiano, venivano raccolti oggetti di scavo provenienti da tutto il subcontinente e dai Paesi vicini. Di qui erano inoltrati a New York dove venivano nascosti in vari depositi, tuttora in via di identificazione nel Queens. La vendita avveniva attraverso la galleria.
In tutto, la rete di raccolta e smercio degli oggetti, quasi tutti religiosi in bronzo o pietra, copriva quattro continenti. Diciotto musei americani hanno acquistato gli oggetti, quasi sempre senza sospettare la provenienza illecita, e circa 500 sono stati già restituiti ai Paesi di provenienza.
