Noah Davis, «Untitled», 2015

Cortesia dell’Estate di Noah Davis e della David Zwirner Gallery

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Noah Davis, «Untitled», 2015

Cortesia dell’Estate di Noah Davis e della David Zwirner Gallery

Nella silenziosa quotidianità di Noah Davis

Alla Barbican Art Gallery di Londra oltre 50 opere dell’artista scomparso prematuramente esplorano «le texture emotive e fantasiose della vita di tutti i giorni» della sua comunità

Due giovani donne afroamericane riposano indisturbate in un salotto costellato di arredi color burro, il cui unico tocco di colore è il Rothko rosso fuoco appeso alle loro spalle. Una di loro, sulla sinistra, abbraccia un cuscino. L’altra, appoggiata al suo fianco con la schiena, dorme col viso rivolto verso la testata del divano su cui entrambe si trovano. Di fronte a lei, i mocassini neri abbandonati prima di addormentarsi così, con le gambe penzoloni. Alla loro destra, un paio di gambe robuste occupano un’altra seduta: il soggetto in questione, di cui non è noto il volto, indossa sneaker bianche e pantaloni neri. La scena, sebbene resa in pennellate grondanti di colore troppo facilmente riconoscibili per sembrare del tutto reale, ha l’atmosfera intima di una qualsiasi realtà domestica. In assenza di riferimenti più chiari ai soggetti ritratti, viene naturale immedesimarsi nella sua quotidianità silenziosa

Proprio come nel caso della routine racchiusa in questo dipinto, «Untitled», realizzato nel 2015, dall’artista interdisciplinare statunitense Noah Davis (Seattle, 1983-Ojai, 2015), la prima retrospettiva istituzionale a lui dedicata in terra inglese «esplora le texture emotive e fantasiose della vita di tutti i giorni». Allestita dal 6 febbraio all’11 maggio nella Barbican Art Gallery di Londra, la retrospettiva dedicata all’artista scomparso prematuramente a causa di una rara malattia riunisce oltre 50 lavori realizzati dal 2007 in poi, tra dipinti, sculture e opere su carta, che testimoniano la dedizione di Davis nel rappresentare la sua comunità in maniera «tanto veritiera quanto sognante, al contempo gioiosa e malinconica». Una missione, questa, da lui portata avanti sia visivamente, attraverso dipinti quali «40 Acres and a Unicorn» (2007), «Arabesque» (2014) e «Isis» (2009), ciascuno facente riferimento alle sfaccettature della storia, l’eredità culturale, e l’esperienza sociopolitica nera, sia nel concreto. Ne è l’esempio l’Underground Museum, fondato da Davis e sua moglie Karon nel 2012 come piattaforma artistica a supporto della popolazione afroamericana, e Latinx di Arlington Heights a Los Angeles, diventata sede di presentazioni e installazioni di successo. In occasione della retrospettiva, una serie di eventi collaterali animerà il Barbican per trasmettere i valori di rappresentazione, identità e comunità al centro della sua arte alle prossime generazioni. 

Gilda Bruno, 19 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Nella silenziosa quotidianità di Noah Davis | Gilda Bruno

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