Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliParigi. Il 16 luglio, 95 giorni dopo l'incendio che ha distrutto il tetto e la guglia della cattedrale, la legge che regola il processo si ricostruzione e restauro di Notre Dame è stata finalmente approvata dal Parlamento francese. La legge indica chiaramente quale dovrà essere l’orientamento del progetto, volto «al rispetto del carattere storico, artistico e architettonico» di Notre Dame, un chiaro richiamo a una ricostruzione «come era e dove era» dell’insieme monumentale.
Le dozzine di progetti presentati dopo che il governo francese aveva ipotizzato di organizzare un concorso di idee per un «geste architectural» – con risultati bizzarri come tetti a serra, tetti colorati, raggi di luce e guglie di cristallo - rimarranno solo fantasie. Per accelerare e agevolare i lavori, la legge prevede un insieme di deroghe ai codici esistenti sul patrimonio, sulla pianificazione, sull’ambiente e sulle costruzioni, ma limitate al minimo.
Nella nuova mappa del potere, c’è chiaramente un solo vertice decisionale, il presidente Emmanuel Macron, che controllerà direttamente e indirettamente tutte le fasi di un'operazione che sarebbe stata normalmente di competenza del ministero della cultura.
La legge ha istituito una nuova Agenzia con poteri di ampio respiro, incaricata di coordinare e gestire l'intera operazione. L’Agenzia riceve tutti i fondi raccolti a livello nazionale e internazionali; gestisce i restauri e la ricostruzione, oltre a tutti i lavori nelle immediate vicinanze della cattedrale; organizza programmi di formazione per i restauratori; attua programmi di informazione per il pubblico sul restauro e istituisce un consiglio scientifico per assistere i decisori nelle scelte che dovranno essere prese nel corso dei lavori.
La metà del consiglio di amministrazione della nuova agenzia è costituita da rappresentanti dei diversi ministeri coinvolti, ma sono presenti anche rappresentanti della città di Parigi e della Chiesa parigina. Il presidente, nominato con decreto, sarà il Generale Jean-Louis Georgelin, un veterano di molte battaglie, ex capo di stato maggiore dell’esercito francese e, fino al 2016, nella potente posizione di Cancelliere dell'ordine della Legion d'Honneur, il massimo ordine al merito francese. Il Generale Georgelin riferirà direttamente al presidente e supervisionerà l'intera operazione.
Gli aspetti progettuali del lavoro saranno gestiti secondo le regole previste dal codice del patrimonio esistente, sotto la direzione dell’Architecte en Chef della cattedrale, Philippe Villeneuve, che appartiene alla Compagnie des Architectes en Chef, l’organizzazione professionale che ha svolto un ruolo chiave nella conservazione dei monumenti storici francesi fin dal 1907.
Data la complessità del compito, Villeneuve ha chiesto il sostegno di altri due Architectes en Chef, Rémi Fromont e Pascal Prunet. I tre opereranno insieme, sotto la supervisione della DRAC (Direction régionale des Affaires culturelles) dell’Île de France e del Ministro della cultura, Franck Riester. La Città avrà un ruolo importante nel processo, come richiesto con insistenza da Anne Hidalgo, Sindaco di Parigi.
La Chiesa parigina ha rapidamente riorganizzato le sue file, per gestire la raccolta di fondi e controllare l'intero processo, sempre in stretto coordinamento con il presidente Macron. L'arcivescovo di Parigi, il cardinale Michel Aupetit, sarà alla guida del processo, ma con una forte delega per la gestione delle operazioni a Patrick Chauvet, il Rettore-Arciprete di Notre Dame, e a Monsignor Benoist de Sinety, Vicario generale, che rappresenterà la Chiesa nel Consiglio di amministrazione della nuova Agenzia.
Dopo il disastro, le somme offerte da privati, aziende ed enti pubblici per la ricostruzione hanno raggiunto la cifra sbalorditiva di un miliardo di euro. Le tre famiglie più ricche di Francia, guidate da François Pinault (Christie's, Gucci, Sanofi, Bouygues e altri), Bernard Arnault (LVMH, Christian Dior e altri) e Françoise Bettencourt-Meyers (L 'Oreal) hanno promesso nel loro insieme 500 milioni di Euro, mentre Patrick Pouyanné, CEO del colosso petrolifero francese Total, ha promesso 100 milioni. Secondo l'ufficio stampa di Notre Dame, alla data del 17 luglio scorso ancora nessuna di queste donazioni era stata versata, ma data la forte esposizione pubblica dei donatori, è molto improbabile che gli impegni non vengano rispettati.
Tre fondazioni che finora hanno ricevuto fondi sono menzionate nella nuova legge: la Fondation de France; la Fondation du patrimoine e la Fondation Notre Dame. Anche altre organizzazioni hanno svolto un ruolo importante nella raccolta fondi. Il Centre des Monuments Nationaux, un'agenzia del ministero della cultura che gestisce oltre 100 monumenti in Francia, è stato molto attivo fin dall'inizio, così come gli Amici di Notre Dame, un'associazione basata negli Stati Uniti, oltre ad altri donatori stranieri.
Per coordinare i sostegni internazionali, il Ministero degli affari esteri ha nominato Stanislas de Laboulaye come Ambasciatore per la ricostruzione di Notre Dame. La nuova legge ha anche avviato una campagna nazionale di raccolta fondi e ha confermato i precedenti impegni finanziari pubblici per il restauro di Notre Dame, compresi gli stanziamenti per gli studi e la progettazione. Tre mesi dopo l'incendio che ha quasi distrutto uno degli edifici più famosi di Francia, le strutture necessarie per avviare la ricostruzione sono state create: quali saranno i prossimi passi?
Finora, sono stati effettuati solo lavori urgenti di consolidamento e protezione e la cattedrale non è ancora del tutto fuori pericolo, come avverte spesso l’Architecte en Chef Philippe Villeneuve. La recente ondata di calore ha aggiunto dei rischi perché ha seccato ulteriormente le volte già indebolite dall’incendio, che potrebbero crollare in qualsiasi momento. Infatti fino ad ora solo mezzi robotizzati sono stati utilizzati per rimuovere i detriti nella navata principale, a causa del rischio elevato.
Oggi la questione principale è la seguente: chi sarà in grado di realizzare questo gigantesco programma di ricostruzione e restauro? Numerose imprese specializzate sono attualmente impegnate nei lavori, in molti casi trasferite in urgenza da altri cantieri, ma nessuna di queste è in grado di gestire la complessità della ricostruzione di Notre Dame. Si tratta infatti in genere di imprese medie e piccole, specializzate in progetti di restauro relativamente limitati, che raramente superano il valore di 10 milioni di Euro.
È quindi necessario l’intervento di una grande impresa di costruzioni, in grado di agire come appaltatore generale, per assicurare un buon coordinamento dell’intervento. Il problema è che nessuna delle grandi imprese di costruzione in Francia possiede le competenze necessarie nel campo del restauro, e quindi bisognerà sub-appaltare molti compiti alle imprese specializzate.
La preparazione e lo svolgimento di questa gara pubblica sarà quindi fondamentale per il successo dell'intero progetto: una sfida della massima complessità per i professionisti che oggi sono al comando della ricostruzione di Notre Dame.
Francesco Bandarin è un architetto ed ex funzionario dell'Unesco, direttore del Centro del patrimonio mondiale (2000-2010) e direttore generale per la cultura (2010-2018)
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