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Un gopura del tempio di Preah Vihear

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Un gopura del tempio di Preah Vihear

La nuova guerra dei templi tra Cambogia e Thailandia: un patrimonio in pericolo

Nei giorni scorsi un focolaio di violenza è esploso nella zona del Prasat Ta Muen Thom, uno dei luoghi della memoria condivisa nel Sud-est asiatico, la cui distruzione costituirebbe una perdita per tutta l’umanità. È necessario riaffermare il principio che i beni culturali devono essere protetti in ogni circostanza

Francesco Bandarin

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La fragile pace tra Cambogia e Thailandia lungo la linea di confine segnata dai monti Dangrek è stata nuovamente infranta. Dopo anni di tensioni latenti seguite al conflitto armato del 2009-13 intorno al sito di Preah Vihear, un nuovo focolaio di violenza è esploso nella zona del tempio di Prasat Ta Muen Thom, un altro straordinario monumento khmer situato in una delle aree più contese del Sud-est asiatico. Le notizie parlano già di oltre 30 morti, in uno scontro che ha generato anche una grave crisi politica in Thailandia, con proteste contro il governo e accuse di debolezza nella gestione del confine.

Ma a essere minacciato non è solo l’equilibrio politico della regione: è soprattutto il patrimonio culturale a pagare il prezzo più alto. I templi khmer di confine, iscritti o candidati alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, si trovano oggi in una situazione estremamente vulnerabile, esposti non solo agli effetti diretti delle ostilità ma anche al venir meno della cooperazione internazionale sulla loro tutela.

Il precedente più noto è quello del tempio di Preah Vihear, iscritto nella Lista Unesco nel 2008. Questo maestoso santuario si erge a 700 metri di altezza su un promontorio roccioso, dominando la vasta pianura cambogiana. Costruito tra il IX e il XII secolo, è uno degli esempi più spettacolari di architettura sacra khmer, con una sequenza di gopura monumentali che scandiscono un percorso processionale lungo quasi un chilometro. La sua posizione strategica lo ha reso oggetto di una lunga disputa territoriale: attribuito inizialmente alla Thailandia in epoca coloniale, è stato assegnato alla Cambogia dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 1962, decisione che però non ha mai risolto del tutto la controversia sui confini circostanti. Dopo l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale, gli scontri tra le due forze armate non si fecero attendere, causando morti, danni al sito e una militarizzazione crescente della zona. 

Una veduta aerea del sito di Preah Vihear

Oggi è il turno di Prasat Ta Muen Thom, un altro tempio khmer situato a poche centinaia di metri dal confine, nel cuore della giungla. Meno noto di Preah Vihear ma non meno importante, questo complesso era un punto di sosta lungo l’«Antica Strada Khmer» che collegava Angkor alla regione di Phimai. Costruito in laterite e arenaria, il tempio presenta un orientamento inusuale verso sud, probabilmente per accogliere i viaggiatori provenienti dalle pianure cambogiane. I resti archeologici includono un santuario centrale, gopura, torri laterali e una cappella ospedaliera, testimonianza del sistema assistenziale sviluppato sotto il regno di Jayavarman VII (1125-1218).

Durante il controllo dei Khmer Rossi, il sito fu saccheggiato e mutilato: numerosi elementi architettonici furono staccati con l’uso di esplosivi e contrabbandati all’estero. Negli anni recenti, pur in assenza di un riconoscimento Unesco, si erano avviati tentativi di protezione e valorizzazione. Ma il riaccendersi del conflitto pone nuovamente il sito in pericolo.

Le conseguenze della guerra per la conservazione di questi templi sono gravi. Oltre ai danni fisici provocati dai combattimenti, la presenza militare impedisce l’accesso agli esperti, interrompe i lavori di restauro e, in generale, blocca ogni forma di cooperazione tecnica bilaterale. In particolare, l’uso di armi pesanti e la possibilità che le forze in campo si rifugino nei templi, come già avvenuto in passato, espone questi siti a rischi irreparabili.

Le istituzioni internazionali, a partire dall’Unesco, sono chiamate a intervenire con urgenza. È necessario riaffermare il principio che i beni culturali, soprattutto quelli riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità, devono essere protetti in ogni circostanza, come sancito dalle Convenzioni internazionali firmate sia dalla Thailandia che dalla Cambogia. Occorre urgentemente rilanciare i meccanismi di cooperazione tra i due paesi per la gestione dei siti transfrontalieri, creando missioni congiunte di monitoraggio e protezione.

In ultima analisi, la crisi attuale dimostra come i conflitti politici e territoriali, anche quando sembrano sopiti, possano riaccendersi proprio attorno ai simboli più visibili dell’identità culturale. Preah Vihear e Prasat Ta Muen non sono solo templi antichi: sono luoghi della memoria condivisa, la cui distruzione costituirebbe una perdita irreparabile non solo per Cambogia e Thailandia, ma per tutta l’umanità.

Il tempio khmer Prasat Ta Muen Thom

La pianta del tempio Prasat Ta Muen Thom

Francesco Bandarin, 28 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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