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Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliDopo vent’anni di travagliata progettazione, il nuovo Museo Nazionale di Archeologia subacquea dell’Alto Adriatico di Grado è diventato realtà aprendo al pubblico in un edificio con grandi vetrate sul lungomare della nota località balneare friul-giuliana. Perno del Museo è l’imbarcazione di epoca romana Iulia Felix, scoperta nel 1987 al largo di Grado, a 15 metri di profondità: il suo ritrovamento e l’articolato recupero hanno permesso di farne un casus studi e di ricostruire e raccontare, attraverso di essa, buona parte del sistema economico e commerciale dell’Alto Adriatico durante l’età romana, il cui centro propulsore era il sistema portuale di Aquileia. Per questo il Museo rappresenta ora un unicum nel panorama museale dell’Alto Adriatico stesso, sede di intensi traffici marittimi fin dal III secolo a.C.
Il Museo Nazionale di Archeologia subacquea dell’Alto Adriatico costituisce anche il fulcro di un sistema museale articolato e diffuso tra il territorio di Aquileia e Grado, dove sono da poco nati il Museo della Pesca e della Civiltà Lagunare e il Museo del Tesoro del Duomo (inaugurato il 6 dicembre 2025). La campagna di scavo della Iulia Felix si è svolta tra 1987 e 1999 e ha portato al recupero completo del carico e della nave naufragata. In realtà lo scafo avrebbe dovuto essere recuperato in un’unica soluzione, mediante l’utilizzo di un grande «guscio» modulare autoportante, ma l’operazione fallì per avverse condizioni meteorologiche. Il relitto venne quindi recuperato pezzo per pezzo con l’idea iniziale di organizzare un laboratorio di restauro nell’edificio di proprietà comunale destinato a diventare museo grazie a una concessione in comodato d’uso per 99 anni dello stesso all’allora Ministero per i Beni culturali: il progetto venne denominato «Operazione Iulia Felix dal mare al museo. Lo scavo, il recupero e il progetto di musealizzazione della nave romana rinvenuta al largo di Grado». L’operazione avrebbe consentito di realizzare i restauri in un laboratorio fruibile al pubblico, ma nonostante l’impegno e l’impiego consistente di risorse finanziarie l’intervento non potè essere portato a termine e gli elementi della Iulia Felix rimasero stoccati in un deposito temporaneo. Dal 2020 la Direzione regionale Musei nazionali Friuli Venezia Giulia ha condiviso con la Direzione generale Musei del Ministero della Cultura l’analisi finalizzata al compimento dei lavori necessari alla definitiva apertura del Museo con una serrata scaletta di attività per il completamento e l’apertura, giunta oggi a buon fine.
La nave oneraria (più propriamente «navis vivaria» adattata a uso mercantile) a bordo aveva circa 600 anfore riutilizzate per il trasporto di salse e conserve di pesce, come documentato dai «tituli picti» delle anse riportanti l’iscrizione «liq(uaminis) flos». Carico e scafo sono stati ricostruiti ed esposti nel museo con la realizzazione di una struttura che supporta i resti recuperati dello scafo e ricrea un’immagine dell’imbarcazione nel suo aspetto originale. Le sezioni introduttive illustrano il sistema commerciale via mare con l’esposizione di altri reperti che provengono dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia (Man), installazioni multisensoriali (con esplorazione tattile e postazioni interattive) e un grande plastico animato per vedere le trasformazioni del territorio circostante nei secoli. «Il nuovo museo, riferisce Marta Novello, direttrice del Man di Aquileia e del Museo di Grado, è frutto di un intenso lavoro di squadra che ha messo insieme professionalità diverse, archeologi, architetti, restauratori, specialisti in ambito scientifico per lo studio dei materiali e per garantire le più idonee condizioni di conservazione e tutela dei reperti, e diversi enti e istituzioni, la Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, il Museo storico e Parco del Castello di Miramare-Direzione regionale Musei nazionali Friuli Venezia Giulia e il Comune di Grado».
Allestimento del carico di anfore della Iulia Felix, Grado, Museo Nazionale di Archeologia subacquea dell’Alto Adriatico. Photo: Elena Braidotti
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