Può l’arte reincantare il mondo? A cercare una risposta è Opiemme, collettivo artistico torinese, protagonista della sua prima mostra personale nello spazio project della galleria Marignana, dal titolo «Ciò che resta, ciò che cambia» (Marignana Project, Dorsoduro 140 A). Opiemme è anche autore di un progetto espositivo, dal titolo «Human Gravity» ospitato nell’attigua sede di Dorsoduro 141 (le mostre aprono entrambe il 23 novembre, la prima chiude il 18 gennaio 2025 e la seconda il 15 febbraio 2025). Il collettivo nasce nel 1998 con l’obiettivo di ricercare nuovi modi di presentare la poesia in connessione all’arte visiva, ponendosi tra la metrica di strada, un concetto sviluppato proprio dal gruppo, e la Street art. «La nostra mostra esplora la trasformazione della parola poetica in forme astratte, riflettendo sulla capacità del linguaggio di evocare emozioni e immagini, spiega il collettivo. L’ispirazione è la poesia di Andrea Zanzotto e il suo approccio etico-ecologico, concentrandosi sulla relazione tra parola e natura e invitando a una meditazione sull’equilibrio tra sviluppo e autodistruzione».
In contemporanea, nello spazio principale di Marignana Arte, la collettiva «Human Gravity» sviluppa parallelamente la ricerca di Opiemme e di Arthur Duff, fuse*, Aldo Grazzi, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco, Alessandra Maio e Quayola. «I due progetti si propongono di invitare lo spettatore a riflettere sui temi della desacralizzazione della natura, dell’impatto dell’uomo sul pianeta e della violenza dei processi antropici, ma anche su quelli del valore salvifico dell’espressione artistica come strumento di indagine, riflessione ed espressione della complessa relazione che lega l’uomo all’ambiente naturale», conclude il gruppo artistico.