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Arianna Antoniutti
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Un vero e proprio manifesto, così si annuncia la mostra «Le fiabe sono vere... Storia popolare italiana», che apre domani, 24 luglio, al Muciv-Museo delle Civiltà (fino al primo marzo 2026): un manifesto per un possibile aggiornamento, in chiave accessibile, dei musei italiani. L’esposizione romana è curata da Massimo Osanna, direttore generale Musei del MiC, dal direttore del Muciv Andrea Viliani, con le équipe di Icpi-Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e Muciv e la collaborazione di Cristiana Perrella, recentemente nominata direttrice del Macro di Roma. In mostra oltre 500 opere, dipinti e disegni, amuleti ed ex voto, attrezzi agricoli e veicoli di trasporto, abiti e maschere, che dipanano la trasformazione del nostro paese, da società agropastorale a società industriale e post-industriale. Abbiamo chiesto a Massimo Osanna di illustrarci obiettivi e percorso espositivo della mostra.
«Accessibilità» è la parola d’ordine, da anni, della Direzione generale Musei, in che modo questa mostra darà forma a una nuova, auspicata, museografia?
Viviamo un tempo in cui il tema dell’accesso alla cultura si impone con una forza rinnovata, diventando una priorità condivisa e non più rinviabile. Il concetto di «accessibilità», da tempo, ha superato la dimensione del mero abbattimento delle barriere architettoniche, per imporsi come un principio guida dell’intera progettazione culturale. Oggi, l’accessibilità si configura come un criterio trasversale, che abbraccia le sfere sensoriale, cognitiva, relazionale e linguistica, e che orienta le scelte museologiche verso forme di fruizione sempre più aperte, inclusive e partecipate. La mostra, realizzata dalla Direzione generale Musei in collaborazione con il Museo delle Civiltà, dove trova la sua sede ideale, interpreta pienamente questo nuovo paradigma. Si tratta di un progetto corale, nato da un processo di coprogettazione che ha coinvolto professionisti del Ministero, studiosi, esperti di accessibilità e rappresentanti delle comunità e delle principali federazioni del mondo associativo. Da questo dialogo aperto e qualificato è emersa una narrazione museologica profondamente rinnovata, che coniuga fruizione, valorizzazione e partecipazione, secondo i principi del «design for all». Il percorso espositivo si articola in dodici sezioni, disposte tra piano terra e primo piano, e restituisce un’immagine dinamica, trasformativa e vitale del patrimonio popolare italiano. Le fiabe diventano strumenti di accesso al sapere condiviso, capaci di generare riconoscimento, empatia, senso di appartenenza. Fra i temi affrontati, spiccano quelli della trasmissione intergenerazionale, del rapporto tra uomo e ambiente, della resilienza delle tradizioni e della costruzione delle memorie collettive. L’inizio e la fine del percorso coincidono simbolicamente in una «piazza» partecipativa, che accoglie i racconti, le riflessioni e le esperienze dei visitatori, in un invito a contribuire attivamente alla costruzione di un patrimonio vivo e condiviso. L’allestimento, progettato in collaborazione con lo studio Formafantasma, adotta soluzioni inclusive concrete e avanzate: supporti in Comunicazione Aumentativa e Alternativa (Caa), sistemi in Braille, Lingua Italiana dei Segni (Lis), lettura facilitata (easy to read) e spazi pensati per favorire un’interazione accessibile e accogliente. La mostra si inserisce pienamente nel più ampio investimento strategico avviato dalla Direzione generale Musei grazie al Pnrr, che ha destinato 300 milioni di euro alla rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali nei luoghi della cultura, dando vita a oltre 1.100 progetti in tutta Italia. Questa mostra ne è parte integrante e rappresenta un esempio tangibile di accessibilità intesa come metodo, visione e responsabilità condivisa.

Una veduta della mostra «Le fiabe sono vere... Storia popolare italiana» al Muciv-Museo delle Civiltà di Roma. Photo: Alberto Novelli
Non solo luogo deputato per la conservazione e lo studio, ma spazio di incontro, partecipazione e trasformazione: è questo il museo del futuro?
Il museo del futuro è, sempre più chiaramente, uno spazio di trasformazione. Un luogo in cui la conservazione e lo studio del patrimonio si integrano con nuove funzioni civiche, sociali ed educative. Già oggi, il museo non può più essere concepito soltanto come un contenitore di opere, ma come un presidio culturale attivo, un laboratorio di ricerca e innovazione, un ambiente in cui si costruiscono relazioni, si promuove apprendimento condiviso e si genera benessere per la collettività. Questa visione è al centro dell’azione della Direzione generale Musei, impegnata da anni nel promuovere una profonda trasformazione dei musei italiani in senso inclusivo, partecipativo e contemporaneo. Ne sono testimonianza i numerosi interventi avviati grazie al Pnrr (ma anche attraverso altri canali di finanziamento) che stanno portando alla realizzazione di nuovi musei e allestimenti permanenti, pensati sin dalla fase progettuale secondo criteri di accessibilità, sostenibilità e innovazione. Non si tratta soltanto di abbattere barriere fisiche o sensoriali, come previsto dall’estensione dei Peba (Piani di eliminazione delle barriere architettoniche, Ndr) alla dimensione cognitiva e culturale, ma di ridefinire il modo stesso in cui il museo comunica, racconta e si apre al pubblico. Le nuove tecnologie giocano un ruolo importante in questo processo, ma il cambiamento riguarda l’intero approccio curatoriale: si sperimentano forme narrative più inclusive, si valorizzano i depositi attraverso esposizioni dinamiche e rotazioni, si attivano percorsi personalizzati, multilingue e multicanale, capaci di parlare a pubblici sempre più diversificati. È una trasformazione che investe tanto la forma quanto il contenuto, restituendo centralità alla funzione sociale del museo e alla sua capacità di rispondere, in modo consapevole e responsabile, alle esigenze della contemporaneità. Questa mostra si configura, in questo senso, come un vero e proprio manifesto di una nuova visione museale: un progetto che si pone al tempo stesso come banco di prova e modello replicabile per ogni museo del Sistema Museale Nazionale. Un museo che ascolta, dialoga, cambia con il mondo che lo circonda e si fa parte attiva nella narrazione di questo cambiamento. Un museo che lavora in uno sforzo continuo verso l’accessibilità «totale», vista come il fondamento stesso del proprio ruolo nella società.

Una veduta della mostra «Le fiabe sono vere... Storia popolare italiana» al Muciv-Museo delle Civiltà di Roma. Photo: Alberto Novelli