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Davide Landoni
Leggi i suoi articoliC’è un punto in cui il gesto artigiano e quello artistico si toccano. È una singolarità sottile, dove la mano si fa pensiero e la materia diventa linguaggio. Lì si muove «Rock the Craft», l'esposizione che FENDI dedicata al dialogo tra arte e artigianato. Terreno comune dove tradizione e avanguardia si contaminano, dove la cura per il dettaglio incontra la libertà del gesto creativo. Il progetto inaugura un luogo fiabesco e reale insieme: Palazzo FENDI Milano, la nuova boutique della maison, situata all’incrocio tra via Montenapoleone e corso Matteotti, nel pieno del Quadrilatero della moda. L’edificio, un'architettura razionalista progettata da Emilio Lancia tra il 1933 e il 1936, è stato ripensato come luogo immersivo dove arte e moda convivono senza soluzione di continuità.
Dietro la facciata maestosa, rimasta intatta salvo pochi tocchi d'ammodernamento (come le maniglie delle porte ispirate al movimento morbido della pelle, o il logo discreto di Fendi che si fonde con la pietra), si estende uno spazio di 910 metri quadrati, distribuiti su quattro piani. Curve sinuose, archi e contrasti materici evocano la lavorazione della pelliccia e i pavimenti dell’antica Roma, in un sofisticato equilibrio tra rigore e sensualità. Al piano terra gli accessori donna, al primo l'abbigliamento uomo e bambino, al secondo donna, couture e l'alta gioielleria. Al terzo, infine, un atelier e tre concept gastronomici firmati Langosteria, che moltiplicano le esperienze di cui Palazzo FENDI si fa contenitore. A completare lo scenario, la collaborazione con Fondazione Officine Saffi, Fondazione Arnaldo Pomodoro e le gallerie Mazzoleni e Secci, che hanno selezionato opere e installazioni site-specific, trasformando la boutique in un luogo ibrido. Una galleria d’arte abitata, dove la moda si intreccia con la ricerca contemporanea.
Palazzo FENDI Milan © Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave
Palazzo FENDI Milan © Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave
Al piano terra, la boutique ospita le sculture site-specific di Anton Alvarez, Roger Cal e Roberto Sironi: colonne destrutturate, forme organiche in ceramica smaltata e bassorilievi astratti che sembrano fondersi con il marmo Travertino e le pareti in Calce Romana. Le opere di Levy Van Veluw, in argilla polimerica traslucida, giocano con la luce degli archi e richiamano la dualità e la geometria tipica dell’identità FENDI, mentre l’affresco contemporaneo di Edoardo Piermattei arricchisce la tromba delle scale con un cromatismo vibrante di rosa, bordeaux, terracotta e tocchi di blu neon. Al terzo piano, cuore dell’Atelier FENDI, la dimensione artistica si fa ancora più tangibile. Qui si trovano le sculture di Nick Cave, il trittico «Tracce I» di Arnaldo Pomodoro e l’opera «Rosso Rosa» di Agostino Bonalumi, un’estroflessione in tela in un rosa acceso che cattura la luce naturale del salone.
È in questo contesto che nasce «Rock the Craft». Più di una mostra, un laboratorio vivo, ospitato proprio nell’Atelier al terzo piano, dove il pubblico può assistere al dialogo diretto tra l’artista Edoardo Piermattei (Ancona, 1992) e gli artigiani del cuoio e della pelliccia della maison. Piermattei - la cui pratica fonde pittura, architettura e scultura - lavora abitualmente il cemento pigmentato come fosse una materia viva e malleabile. Tanto che per FENDI ha ideato una volta tridimensionale, realizzata interamente a mano con una sac à poche, in un gesto che richiama la decorazione pasticcera più che l’edilizia. È un atto di metamorfosi, con il cemento che da solido e austero diventa fragile e poroso, quasi dolce.
Edoardo Piermattei & FENDI Artisans At Work
Peekaboo Artist by Edoardo Piermattei & FENDI Rock The Craft
Da quest'opera scaturisce una trasposizione su pelle e pelliccia, realizzata insieme agli artigiani di FENDI con la tecnica dell’intarsio. Il risultato è un paesaggio tattile, in cui i materiali sembrano respirare, evocando la morbidezza e la tridimensionalità della creazione originale. La stessa armonia si ritrova nella Peekaboo in tela bianca personalizzata da Piermattei, esposta in boutique come nuova tappa della serie Peekaboo Artists, progetto che da anni invita artisti internazionali a reinterpretare uno dei simboli della maison. In un gesto concreto di circolarità e rispetto della materia, FENDI ha scelto di impiegare materiali di scarto delle collezioni passate per realizzare un numero limitato di borse Made-To-Order, ispirate all’opera dell’artista. Non a caso, «Rock the Craft» si configura in ultima analisi come una riflessione aperta sul valore del fare. In un’epoca dominata dalla velocità e dall’automazione, FENDI riafferma la centralità del tempo, del gesto, della competenza manuale come forma di conoscenza e di bellezza.
Fondata a Roma nel 1925 da Adele ed Edoardo Fendi, la maison ha difatti costruito nei decenni un equilibrio tra tradizione, sperimentazione e qualità. Dalla lunga collaborazione con Karl Lagerfeld, durata 54 anni, al lavoro di Silvia Venturini Fendi e Kim Jones, fino alla visione della quarta generazione rappresentata da Delfina Delettrez Fendi, FENDI ha sempre interpretato l’artigianato come terreno di ricerca, non come semplice eredità. Nel gesto di Piermattei, questa filosofia trova una metafora perfetta. Il cemento diventa pelle, la pelle diventa segno, il segno si fa racconto. In quel passaggio, nel fluire delle mani tra arte e mestiere, si annida la vera modernità di FENDI. Perché il lusso, come suggerisce «Rock the Craft», non è più l’oggetto raro. Ma il tempo necessario per creare, per immaginare e costruire un manufatto che leghi l’umano e la materia.
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