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Redazione
Leggi i suoi articoliC’è un movimento lento, reiterato, che trasforma il cammino in misura e il paesaggio in pensiero. È in questo spazio intermedio, dove l’esperienza fisica si deposita come traccia mentale, che si colloca la ricerca di Linda Carrara (Bergamo, 1984), protagonista della mostra «Passeggiata (verso sud)», in programma dal 17 gennaio al 12 marzo 2026 negli spazi di Platea | Palazzo Galeano, a Lodi. La personale, curata da Gaspare Luigi Marcone, inaugura la programmazione espositiva 2026 dell’associazione lodigiana.
Il progetto nasce da un processo di osservazione e attraversamento durato mesi, sviluppato nel corso del 2025 lungo le rive dell’Adda, fiume che attraversa non solo il territorio lombardo ma una stratificazione di storie culturali, economiche e ambientali. Cresciuta in prossimità di questo paesaggio fluviale, Carrara ha percorso più volte il tratto tra Villa d’Adda - dove ha uno dei suoi studi - e Lodi, trasformando il cammino in pratica conoscitiva. Un vero e proprio «processo peripatetico» in cui l’atto del muoversi e quello del dipingere coincidono, secondo l’assunto che l’arte, prima ancora di essere immagine, sia «cosa mentale».
Al centro dell’esposizione si colloca il trittico ad acrilico su tela «Passeggiata (verso sud)», esito di una tecnica che rievoca il frottage, pur discostandosene radicalmente. L’artista ha ricalcato porzioni della riva dell’Adda su una tela sottile, utilizzando pennelli a setole morbide e lasciando che il colore registrasse superfici, dislivelli, presenze. A differenza del frottage tradizionale, qui le parti più esposte emergono leggere, quasi aeree, mentre le zone in profondità si addensano in tonalità scure e ombrose. Le cromie nascono sul momento, in dialogo diretto con le condizioni atmosferiche e ambientali: una pratica che accoglie l’imprevisto e riconosce al paesaggio un ruolo attivo nella costruzione dell’opera.
Linda Carrara, «Passeggiata (verso sud)», 2025, acrilici su tela
Linda Carrara, «Oltre il giardino», Miasino (NO), Lago d'orta
Come sottolinea il curatore Gaspare Luigi Marcone, il lavoro di Carrara si configura come una collaborazione con il contesto naturale. Non c’è distanza mimetica né volontà di rappresentazione oggettiva, ma un’immersione che fa del paesaggio il luogo stesso in cui l’opera trova senso e compimento. In questo modo, ciò che emerge sulla tela non è tanto un’immagine riconoscibile quanto una sedimentazione di forme, linee e frammenti che si offrono come visioni autonome.
Il paesaggio, nell’opera di Carrara, si estende oltre il dominio del visibile. Clima, temperatura, stagioni, corpi e materiali partecipano alla definizione del lavoro, trasformando le tele in superfici sensibili, simili a pellicole che assorbono e restituiscono il mondo in forma trasfigurata. In alcuni casi l’immagine perde ogni riferimento diretto alla realtà, diventando informe, ambigua, aperta all’interpretazione. Tornano allora alla mente le parole di Leonardo sulle macchie, che definiva come luoghi in cui lo sguardo può generare nuove immagini, inattese.
Accanto alla mostra, Platea | Palazzo Galeano propone l’ultimo episodio del palinsesto «Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry», a cura di Gabriella Rebello Kolandra. Sabato 31 gennaio e domenica 1° febbraio, l’artista Marvin Gabriele Nwachukwu condurrà un laboratorio di editoria effimera che trasformerà Piazza del Broletto in una redazione temporanea, estendendo l’esperienza espositiva nello spazio urbano e nel coinvolgimento diretto della cittadinanza.
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