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Frédéric Bonnet
Leggi i suoi articoliCon una mostra sulla Figuration Narrative esordisce la Patinoire Royale
Le immagini hanno spesso dalla loro parte l’immediatezza dell’impatto e la forza del messaggio. Quelle riunite con il titolo «La resistenza delle immagini» alla Patinoire Royale (fino al 31 luglio), nuovo spazio espositivo di Bruxelles, che esordisce con questa mostra, non fanno eccezione. Questo spazio, di proprietà della gallerista Valérie Bach, la cui sede è adiacente, e del marito Philippe Austruy, è molto ambizioso in termini di contenuto e di qualità della programmazione. Sono previste tre mostre all’anno a carattere storico nell’ambito dell’arte e del design degli ultimi sessant’anni.
Il secondo appuntamento, organizzato in collaborazione con il gallerista François Laffanour, riguarderà il design francese degli anni ’50. Sono in programma anche progetti relativi alla Optical arte e alla scena artistica milanese degli anni ’60.
«Il nostro obiettivo è presentare con uno sguardo retrospettivo sul mondo del dopoguerra, conservando un intento scientifico e mantenendo la nostra vocazione commerciale”, spiega Constantin Chariot, direttore della sede. Costruita nel 1877 nel quartiere di Saint-Gilles, la Patinoire Royale venne adibita a pista per pattinaggio a rotelle, prima di diventare un garage e poi uno spazio espositivo per macchine d’epoca. L’insieme, che presenta tratti esteriori neoclassici, si sviluppa su 3mila mq, di cui circa 900 per la «navata» centrale, dove si tengono le mostre. La mostra inaugurale è curata da Jean-Jacques Aillagon e riunisce i principali nomi della Figuration Narrative, il movimento affermatosi in Francia negli anni Sessanta e attiguo, come il Nouveau réalisme, alla Pop art, ovvero Monory, Fromanger, Aillaud, Télémaque, Erró, ma dà anche risalto anche a figure meno conosciute come Évelyne Axell, Babou o Gérard Guyomard.
La rassegna si basa su una lettura molto politica del movimento, sollevando domande relative all’ordine morale, all’autoritarismo e alla libertà. Évelyne Axell, ampiamente rappresentata in mostra, scomparsa in un incidente d’auto nel 1972, illustra alla perfezione il tema della liberazione dal giogo dell’ordine morale. Per riuscirci, l’artista ricorreva spesso al suo stesso corpo, come su due quadri dai quali emerge un nudo femminile che dà l’impressione di «scappare» dalla cornice. La coscienza della necessità di una resistenza politica ispira anche opere come «Album rouge» (1968-70) di Gérard Fromanger, composto da dieci bandiere di Paesi, tutti a diversi livelli imperialisti (tra gli altri, Francia, Regno Unito, Russia, Giappone e Germania), il cui colore rosso cola sulla superficie fino a ricordare un rivolo di sangue.
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