Cristina Ruiz
Leggi i suoi articoliDefne Ayas, la curatrice turca selezionata per organizzare la prossima edizione della Biennale di Istanbul e poi sommariamente scartata a favore di Iwona Blazwick, ha rilasciato la sua prima intervista da quando è uscita la notizia. A febbraio, il comitato consultivo della Biennale di Istanbul, di cui faceva parte anche l’ex direttrice della Whitechapel Gallery, Iwona Blazwick, aveva scelto all’unanimità Ayas come migliore candidata per curare la prossima mostra, che si aprirà nel settembre 2024. Ma la Fondazione Istanbul per la Cultura e le Arti (Iksv), che amministra la mostra, ha respinto la raccomandazione del consiglio e ha invece nominato Blazwick. La decisione di nominare un membro di lunga data del comitato consultivo per l’organizzazione della mostra ha sollevato seri interrogativi sui conflitti di interesse dell’Iksv e sulla mancanza di trasparenza con cui opera.
Parlando con la giornalista Cansu Çamlibel di «T24», un quotidiano online turco indipendente, Ayas ha dichiarato di essere «sorpresa» che Blazwick abbia accettato di curare la prossima Biennale di Istanbul perché «dopotutto ha votato per me», aggiungendo però che «non è chiaro di quale tipo di circostanze sia stata vittima e di che cosa abbia dovuto farsi carico». Rispondendo ai suggerimenti secondo cui Ayas sarebbe stata giudicata troppo «azzardata» a causa di una mostra da lei curata presso il padiglione turco alla Biennale di Venezia del 2015, che includeva nel catalogo un riferimento al genocidio armeno, un massacro che il governo turco nega sia avvenuto, Ayas ha detto: «Se c’era un conflitto tra me e l’istituzione, perché l’invito a presentare una proposta curatoriale è stato esteso proprio a me? Che cosa è successo dopo per cui sono diventata improvvisamente discutibile?». La sequenza degli eventi suggerisce che ci sia stata un’interferenza esterna nel processo di nomina e che «i criteri di selezione siano stati determinati altrove», ha detto Ayas.
Ayas è stata informata di non essere più considerata idonea per la Biennale di Istanbul tramite un’e-mail dell’Iksv. In essa si leggeva: «Non soddisfa i nostri criteri curatoriali». «Mentre tutto questo accade, siamo alla vigilia delle elezioni e alla vigilia dell’apertura della Istanbul Modern», ha anche affermato la curatrice. Quest’ultima ha inoltre riferito a Iksv che voleva maggiori informazioni sui «criteri di selezione, la giuria e il loro feedback. Poi c’è stata una telefonata e mi è stato detto che “non è il momento giusto” per me e che era stata presa la decisione di lavorare con un altro curatore». Ayas ha dichiarato di non aver ricevuto «alcuna risposta soddisfacente» dall’Iksv in merito alla gestione dell’incidente.
«Dovremmo chiederci: qual è il ruolo attuale della Biennale di Istanbul? [...] In un momento in cui i regimi autoritari stanno risorgendo in tutto il mondo, come possono le Biennali continuare ad aprirci un campo di ossigeno e di sperimentazione?», si domanda, e prevede che, una volta uscita da questo periodo di turbolenza, la Biennale «continuerà a essere una piattaforma globale, ma... ora ci troviamo in una situazione in cui l’Iksv ha bisogno di rinnovarsi, proprio come ogni istituzione pubblica e privata del mondo ha bisogno di rinnovarsi continuamente».
Altri articoli dell'autore
Esra Sarigedik Öktem, che è anche la gallerista dell’artista che esporrà a Venezia nel 2024, non ha gradito il trattamento riservato dalla Fondazione Istanbul per la Cultura e le Arti a Defne Ayas, rimpiazzata da Iwona Blazwick per organizzare la prossima Biennale di Istanbul
Nonostante la scelta di un gruppo di specialisti internazionali fosse ricaduta su Defne Ayas, la curatrice è stata rifiutata dalla fondazione che gestisce la rassegna, l’Iksv, che a lei ha preferito l’ex direttrice della Whitechapel Gallery di Londra
Dopo il British Museum di Londra, il fondatore di ARTiSTORY si è assicurato i diritti di licenza globali per vendere i prodotti delle principali istituzioni artistiche in tutto il mondo
In discussione le partnership culturali dei musei per le critiche sulle violazioni dei diritti umani