È curioso che, proprio nel periodo che stiamo vivendo di massima attenzione di studio sulla scultura italiana tra Otto e Novecento, le grandi personalità del secondo Novecento  siano meno trattate e studiate; quasi come se di loro si sapesse già tutto. Non è così e lo dimostra l’importante volume dedicato agli scritti di Pericle Fazzini (1913-87), lo «scultore del vento» come ebbe a definirlo il poeta Giuseppe Ungaretti, edito nel quadro delle iniziative della Fondazione di Grottammare a lui dedicata, dopo la mostra di Roma del 2023 a cura di Alessandro Masi. 

Il volume è certamente la più completa raccolta di scritti editi e inediti dello scultore marchigiano, preceduta da un saggio di Giulio Ferroni (con prefazione di Alessandro Masi), raccolti con rigore filologico da Chiara Barbato e Roberta Serra. Nel loro cadenzarsi dal 1930 sino al 1986, gli scritti percorrono l’originale creatività dello scultore, estremamente versatile nell’utilizzo del legno, della pietra e del bronzo, dai capolavori degli anni Trenta come «Donna nella tempesta» del ’32 o «Ragazzo con i gabbiani» del ’38 fino a oltre la monumentale «Resurrezione» del ’70-75 commissionata per il Vaticano da papa Paolo VI. Un percorso creativo ricco, che negli scritti riesce a intrecciare la storia del nostro Paese alla ricerca della propria identità culturale e artistica con la propria ansia di emergere, sempre animato, come scrive Ferroni, «da una volontà di comprendere il senso della propria passione artistica, di ricondurre il proprio fare di scultore alle ragioni dell’esistere, dell’essere nel tempo». 

Includendo anche i carteggi con i poeti Mario Rivosecchi e Romeo Lucchese, il volume è una raccolta di testi di grande preziosità con appunti di vario genere, lettere, riflessioni private, aforismi e brevi spunti poetici, che non è mai cronaca, bensì riflesso vivido dell’anima sensibile di uno dei più grandi scultori del secondo Novecento.

Pericle Fazzini. Il sasso nel fiume
a cura di Giulio Ferroni, 416 pp., ill., De Luca, Roma 2024, € 60