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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliSiracusa. È alieno! Peccato, però, che lo si sapesse da 35 anni. Corrado Basile, fondatore del Museo del Papiro a Siracusa, non usa mezzi termini per ridimensionare il clamore della notizia dell’origine meteoritica del ferro della lama di uno dei due preziosi pugnali trovati nell’involucro della mummia di Tutankhamun, il giovane faraone del XIV sec. a.C.: «Nessun segreto svelato recentemente. L’origine meteoritica era già nota».
Il creatore dell’unico museo al mondo dedicato al papiro, aperto dal 1989 e dal 2013 nella nuova sede dell’ex convento di Sant’Agostino in Ortigia, commenta così la notizia rimbalzata di recente sui giornali e che riprende lo studio pubblicato sulla rivista «Meteoritics and Planetary Science» dal gruppo di ricerca internazionale al quale anche l'Italia partecipa con i Politecnici di Milano e Torino, università di Pisa e Cnr, accanto al museo Egizio del Cairo, università del Fayoum e società XGlab.
Una task force alla quale, però, sono incredibilmente sfuggiti fondamentali precedenti nella letteratura scientifica sull’argomento. «Non posso accettare, commenta Basile, l’affermazione che finora nessuno aveva fatto analisi, chi volesse può trovare in letteratura validi riferimenti, ma a conferma di quanto esposto è sufficiente citare un articolo di Zaki Iskander (per quanto risulta, ignorato dagli autori del progetto di studio), il quale nel 1981 scriveva testualmente: La determinazione di nichel in un antico manufatto di ferro offre un mezzo per determinare se si tratta di ferro meteoritico o di ferro fatto dall'uomo, poiché il ferro meteoritico contiene sempre nichel nel rapporto 4-20%. Il famoso pugnale di ferro di Tuthankhamon è stato esaminato per l’autore attraverso analisi degli spettri di emissione ed è stato dimostrato che il ferro del pugnale contiene una buona quantità di nichel, provando così che il ferro è di origine meteoritica». E aggiunge: «va anche detto che altri manufatti di ferro meteoritico facevano parte del corredo funerario del faraone adolescente, e tutti i manufatti, ad eccezione di un amuleto, furono analizzati dal Dr Iskander e si trovò che contenevano nichel in quantità tale da provare la loro origine meteoritica (Bjorkman 1973)». Quindi, le recenti analisi non vanno considerate altrimenti che «una conferma ulteriore di quanto già noto».
Un’informazione, peraltro, confermata anche da un ricordo personale. Negli anni Settanta viene data a Basile proprio dalla viva voce del chimico egiziano Zaky Iskander, suo amico, che circa cinquant’anni addietro si era occupato delle analisi sul reperto. «Lo conobbi, ricorda, nel 1970 quando ricopriva la carica di Direttore Generale degli Affari Tecnici dell’Egitto e, nel 1972, mi invitò a Londra in occasione della prima mostra all’estero dei reperti della tomba di Tutankhamon. È stato allievo e poi successore, nella carica di direttore del Laboratorio chimico del Servizio delle Antichità al Cairo, del noto Alfred Lucas, il quale, assistito tra l’altro dallo stesso Iskander, condusse analisi sui reperti della tomba di Tutankhamon. Ricordo ancora oggi quando, durante uno dei miei soggiorni al Cairo, mi raccontò che uno dei pugnali di Tutankhamon aveva la lama di ferro di origine meteoritica e ricordo, in particolare, il suo entusiasmo quando mi mostrò pezzi di meteoriti esposti in una teca del Museo Egizio del Cairo, chiamandoli pezzi di ferro caduti dal cielo».
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