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Piero Atchugarry Gallery

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Piero Atchugarry Gallery

Poco clamore, tanta sostanza: Art Cologne 2025 si conferma una fiera solida e raffinata

Meno spettacolare di Parigi o Basilea, ma con un pubblico attento e collezionisti informati, sensibili alla qualità più che alla moda: questo il racconto che di Colonia fanno le gallerie italiane partecipanti

Davide Landoni

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Una fiera dalla ricca storia, con un'identità precisa e una voce capace di farsi sentire nel panorama contemporaneo. Fondata nel 1967, Art Cologne è la più antica fiera d’arte moderna e contemporanea del mondo e continua, dopo quasi sessant'anni di vita, a svolgere un ruolo centrale nel mercato europeo. L’edizione 2025, ospitata dal 6 al 9 novembre negli spazi della Koelnmesse, ha confermato la sua doppia anima. Da un lato la memoria storica che la lega alle avanguardie del dopoguerra tedesco, dall'altro la capacità rinnovata di leggere le dinamiche del presente, con un approccio curatoriale attento ai linguaggi più sperimentali.

Circa 170 gallerie provenienti da 20 Paesi hanno animato l'evento, in un clima di ripresa che ha ricordato la vitalità pre-pandemica. L’anteprima VIP del 6 novembre si è aperta subito con una raffica di vendite a sei e sette cifre. Un immediato segnale di fiducia per il comparto. A guidare le trattative è stata Thaddaeus Ropac, che ha ceduto Fingermalerei – Haubentaucher (1972) di Georg Baselitz per 2,75 milioni di euro. Il dipinto, che raffigura uno svasso maggiore capovolto con pennellate terrose e gestuali, è tra i primi esempi della celebre pittura a dita dell’artista, avviata negli anni Settanta.

Art Cologne 2025, galleria 10 A.M. ART Milano

Art Cologne 2025, galleria 10 A.M. ART Milano

«Torniamo a Colonia ogni anno perché apprezziamo il mercato tedesco e l’eccezionale concentrazione di collezioni private e istituzionali della regione», ha dichiarato Arne Ehmann, direttore della sede di Salisburgo della galleria. «Abbiamo venduto opere significative fin dal giorno di anteprima: è un segnale promettente che il mercato sta riacquistando forza». La lista delle vendite di Ropac, che ha sede anche a Milano, si è poi allungata con Tony Cragg, Pair (2019), a 725 mila euro; Not Vital, Self-portrait (2021), a 220 mila euro; Sigmar Polke, Untitled (1987), a 175 mila euro; Martha Jungwirth, Hier die ersehnten Maße meines Juwels (2025), a 75 mila euro. Sprüth Magers e Galerie Michael Werner hanno piazzato opere di A.R. Penck (225 mila euro) e Hanne Darboven (60 mila euro). A cifre più accessibili, BASTIAN ha venduto Still-Life, Gaeta (2004) di Cy Twombly per 40 mila euro, mentre la Palo Gallery ha trovato collezionisti per Aeolian’s Dream (2025) di Tancredi di Carcaci (15,5 mila euro) e tre lavori di Leda Tsoutreli, tra i 6 e i 9 mila euro.

L’Italia ha risposto con una presenza matura e ben calibrata, capace di intercettare immediatamente l’interesse dei collezionisti tedeschi. 10 A.M. ART, da Milano, per esempio, ha segnato uno dei risultati più convincenti, vendendo 15 opere di Franco Giuli tra i 3 e i 7 mila euro, la maggior parte a collezionisti tedeschi, con alcune eccezioni da Belgio e Francia. Molte di queste sono passate di mano già nelle prime ore della fiera, costringendo (ben volentieri) la galleria a riallestire lo stand. «Questa è la nostra quinta edizione a Colonia. Sapevamo che Giuli, con la sua ricerca costruttivista e geometrica, avrebbe trovato qui il suo pubblico naturale», raccontano dalla galleria. «Il linguaggio razionale, basato su ritmo e misura, è parte del DNA visivo tedesco». Nonostante un sabato insolitamente calmo, la galleria definisce il bilancio «più che positivo». Numerose vendite, tanti nuovi contatti raccolti e la conferma di una fiera dove l’interesse collezionistico rimane costante, seppur più selettivo rispetto al passato.

Courtesy Dep Art, photo Margherita Reina, Milano

Courtesy Dep Art, photo Margherita Reina, Milano

Sensazione condivisa da Dep Art Gallery, sempre da Milano, anch'essa protagonista di una strategia curatoriale mirata, con un solo show di Regine Schumann, artista di Colonia tra le più richieste della sua generazione, in collaborazione con la Taguchi Gallery di Tokyo. «L’edizione di Art Cologne ha mostrato lo stesso sentimento positivo di ripresa di Artissima e Pan Amsterdam», spiega il direttore Antonio Addamiano. «Venduto quasi tutto lo stand, con opere dai 2 ai 23 mila euro, e grande interesse per le due opere ancora disponibili, per le quali potremmo concretizzare post fiera». Il progetto, che ha incluso visite e incontri nello studio dell’artista durante il programma VIP, ha mostrato come la fiera possa rappresentare una tappa significativa nella crescita di un'artista sul mercato, e dunque anche a livello culturale. «I collezionisti tedeschi», aggiunge Addamiano, «sono oggi più coinvolti nel seguire gallerie con un programma coerente che dealer con molti artisti. Questo fa la differenza».

Nel suo complesso, Art Cologne 2025 ha dimostrato una solidità senza clamori, in linea con l’identità tedesca della fiera. Meno spettacolare di Parigi o Basilea, ma con un pubblico attento e collezionisti informati, sensibili alla qualità più che alla moda. In un contesto internazionale in cerca di nuovi equilibri, Colonia si conferma così una piattaforma stabile e autorevole. Ma anche ambiziosa, tanto che, a breve, la fiera aprirà un nuovo capitolo con Art Cologne Mallorca, annunciata per l’aprile 2026. Un’estensione che promette di proiettare nel Mediterraneo la storica identità renana, continuando a intrecciare tradizione e innovazione in un mercato sempre più globale.

Davide Landoni, 11 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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