Organizzata dal Comune di San Casciano in Val di Pesa (Fi) nell’ambito del progetto Terre degli Uffizi, promosso da Gallerie degli Uffizi e Fondazione Cr Firenze, il Museo Giuliano Ghelli ospita sino al 16 febbraio 2025 la mostra «Stanislao Pointeau. Un macchiaiolo toscano di origini francesi». L’esposizione, a cura di Michele Amedei, è concepita in onore di Carlo Del Bravo (San Casciano, 1935-Firenze, 2017). Allievo di Roberto Longhi e fino al 2008 docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Firenze, formò generazioni di storici dell’arte tra i quali tre direttori della Galleria d’Arte Moderna, Ettore Spalletti, Carlo Sisi, Simonella Condemi, e Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi.
La mostra si presenta come un’occasione, dopo quella dedicata ai dipinti delle Gallerie degli Uffizi di Jacopo Vignali, di ulteriore approfondimento della figura dello studioso, attraverso un nuovo sguardo sulle sue ricerche e i suoi interessi artistici. La difficoltà nel rintracciare le opere di Pointeau (Firenze, 1833-Pisa, 1907), la maggior parte delle quali conservate presso gli eredi, aveva reso difficoltosa fino ad oggi l’organizzazione di un progetto monografico. Fu Del Bravo il primo a riscoprirne i disegni e gli oli, pubblicando nel 1979 un saggio negli «Annali della Scuola Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia» ancora oggi fondamentale per comprenderne l’evoluzione stilistica della pittura, debitrice agli inizi delle novità portate in Francia dai Barbizonniers, conosciuti nei diversi soggiorni in quelle zone.
La rassegna, articolata in quattro sezioni, ha il pregio di restituire dignità a un pittore dimenticato dalla storiografia recente riconoscendogli un ruolo non subalterno nella genesi e sviluppo della «macchia» e nel dialogo intercorso a metà Ottocento fra la cultura figurativa toscana e quella francese. Grazie a Pointeau i Macchiaioli intrattennero rapporti con Marcellin Desboutin, pittore e incisore legato al futuro gruppo degli Impressionisti, e con Edgar Degas, presente a Firenze fra il 1858 e il 1859.
Figlio di Jean Louis, rappresentante di Bordeaux originario di Blois e della fiorentina Giovanna Piacenti, Stanislao fin da ragazzo disegna dal vero nella campagna toscana, sotto la guida di Auguste Gendron, frequentatore del Caffè Michelangiolo, e di Auguste Lecomte de Roujon. Agli inizi degli anni Cinquanta, allo studio nell’Accademia di Belle Arti fiorentina alterna scampagnate artistiche a Vicchio nonché l’assidua frequentazione del ritrovo di via Larga, legandosi soprattutto a Telemaco Signorini, Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi e ad altri rappresentanti del gruppo macchiaiolo. Con questi ultimi, oltre a frequentare il milieu francese in città, esplora Firenze e i suoi dintorni, fonte di ispirazione per dipinti come «I renaioli dell’Arno», inviato con successo nel 1861 alla prima Esposizione Nazionale di Belle Arti a Firenze.
Tra i traguardi raggiunti attraverso le ricerche condotte en plein air vi saranno un nitore esecutivo e una solidità plastica spunto per nuove soluzioni tecnico luministiche, come attestano le due vedute di San Gimignano realizzate rispettivamente da Pointeau e da Abbati, poste a confronto in mostra per la prima volta. Nel 1865, contemporaneamente all’interruzione dell’attività espositiva, «Lao», come affettuosamente lo aveva ribattezzato l’amico Signorini, abbandonerà la pittura a causa della sifilide contratta probabilmente tre anni prima durante un soggiorno a Casamicciola Terme in compagnia di Sernesi. Nonostante il trasferimento a Pisa nel 1867, manterrà i contatti con Telemaco e Diego Martelli. L’ultima fase pittorica dell’artista risentirà della temperie simbolista rappresentata, nell’area pisana, dalla comunità di artisti inglesi legati al romano Nino Costa.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo scientifico che ricostruisce per la prima volta la biografia dell’artista in rapporto alla produzione pittorica e grafica. A corredo dei testi figurano, oltre alle opere in mostra, quelle conservate presso gli eredi insieme a un corpus di fotografie inedite, utilizzate da Pointeau come fonte d’ispirazione per scorci paesaggistici.