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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliAriccia (Rm). Nuovo appuntamento venerdì 27 novembre alle ore 18 per «Dipinti inediti del Barocco Romano» a Palazzo Chigi di Ariccia, l’interessante rassegna di presentazione ed esposizione temporanea di singole opere inedite voluta da Francesco Petrucci per il museo che dirige. Questa volta si tratta di due tele di Pomarancio (1552-1626), una santa Margherita d’Antiochia e una santa Cecilia, illustrate da Massimo Francucci, specialista del rapporto tra pittura emiliana e romana nel Seicento.
La particolarità dei due dipinti è che sono assolutamente identici, solo minime variazioni iconografiche rendono riconoscibili le due sante. Questo la dice lunga sul modus operandi di Cristoforo Roncalli (toscano di nascita e formazione - Pomarance, da cui il nome, è un paese vicino a Volterra- Roncalli si trasferì a Roma nel 1582 dove maturò un suo stile personale ritagliandosi un ruolo di primo piano tra gli artisti attivi in città a cavallo tra Cinque e Seicento) e sul disinvolto utilizzo di repliche e copie autografe allora piuttosto comune, basti pensare a Caravaggio.
La sorpresa quindi non sta tanto in questa identità, quanto nel fatto curioso che furono acquistati entrambi dallo stesso collezionista, sebbene in tempi diversi. Il tributo alla «Santa Cecilia» di Raffaello di Bologna è evidente, spiega Francucci, e la pala d’altare a figura unica che ritornava alla tipologia a «santino» dei polittici medievali era ben funzionale alla chiesa postridentina di quegli anni. Che non a caso preferiva e commissionava sante come Margherita d’Antiochia e Cecilia, vergini e martiri dei primi secoli, distinte in questo caso soltanto dall’aggiunta del drago per la prima e dell’organo per la seconda.

Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, «Santa Margherita d'Antiochia» (part.)
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