«The Blind Girl» (1856) di John Everett Millais (particolare)

© Birmingham Museums Trust, licensed under Cco

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«The Blind Girl» (1856) di John Everett Millais (particolare)

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Preraffaelliti beneodoranti al Barber Institute di Birmingham

Il Criptico d’arte • Stramberie e contraddizioni del mondo dell’arte pescate da Flaminio Gualdoni storico dell’arte

Finalmente! Era ora che qualcuno dell’arte riprendesse l’esempio potente dell’Odorama inventato dal regista geniale John Waters per il suo film «Polyester». Quando la pellicola uscì nel 1981, Odorama funzionava così. Tutti gli spettatori erano dotati di appositi cartoncini «scratch-and-sniff» sfregando i quali, nei momenti opportuni dello svolgimento, potevano annusare odori adeguati alla scena. Per il vero ci aveva già provato nel 1960 Hans Laube, il cui sistema «Smell-O-Vision» rilasciava durante la proiezione di «Scent of Mystery», capostipite dell’innovazione, ben 30 odori diversi direttamente dal sistema di areazione del cinema. Il claim inventato in quell’occasione era sintetico ed efficace: i film, diceva, «Prima si sono mossi (1895)! Poi hanno parlato (1927)! Ora puzzano!». E non mancava proprio niente, non solo i fiori ma anche i peti, la benzina, l’odore di un’auto nuova e quello di scarpe da ginnastica molto usate.

Ormai largamente sdoganata la moda di visitare mostre «en deshabillé», nudi tra quadri di nudo, i solerti reggitori museali si son detti: perché non riprendere quell’invenzione, che suonava come una gag di Mel Brooks, ma con un tono composto e serioso, adeguato agli accademici più superciliosi? Ecco dunque che il Barber Institute of Fine Arts della University of Birmingham mette in scena la mostra «Il profumo e l’arte dei preraffaelliti», aperta dall’11 ottobre al 26 gennaio 2025, con opere di autori come Millais, Rossetti, Waterhouse. I Preraffaelliti sono perfetti, per quest’occasione: sono romantici, descrittivi un bel po’, idealisti un altro bel po’. 

Qui niente puzze, nonostante l’epoca non sia passata alla storia dell’igiene personale. Lo scopo è far vivere una «experience», come dicono oggi quelli che fanno figo, dunque offrire anche gli effluvi fascinosi del «mondo-come-dovrebbe-essere». Al posto dei grattini di Waters ci sono dei diffusori sofisticati, la tecnologia «AirParfum» inventata da Puig, potenza nei profumi alla moda, e tutto è vagamente soffuso, educato e per bene, perfettamente vittoriano, a maggior gloria di Rossetti e compagni: altrimenti col ciufolo il prestigioso stilista ci avrebbe messo faccia e firma. Alla fine lo sponsor è contento, l’inclusione del pubblico è salva, il museo fa un figurone. 

A me, vecchio brontolone, resta ancora da capire che senso abbia raccattare spettatori i quali, se non ci fosse altro da vedere che quadri, nel museo non entrerebbero neanche sotto minaccia. Ma sono, appunto, anziano e brontolone, e meno vanto di esserci stato quando l’«experience» si faceva in una sala cinematografica un po’ scalcagnata, con i cazzari cartoncini Odorama di John Waters.

Flaminio Gualdoni, 09 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Preraffaelliti beneodoranti al Barber Institute di Birmingham | Flaminio Gualdoni

Preraffaelliti beneodoranti al Barber Institute di Birmingham | Flaminio Gualdoni