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Prima ai Capitolini, poi alla Centrale Montemartini

Federico Castelli Gattinara

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Era il 2009 quando presso la Villa delle Vignacce nel Parco degli Acquedotti, a seguito di indagini archeologiche condotte in convenzione tra Sovrintendenza Capitolina e American Institute for Roman Culture, emerse un prezioso Marsia in marmo policromo, canonicamente immortalato nel momento dello scannamento inflitto da Apollo, vincitore della gara musicale.

Oggi la scultura viene esposta per la prima volta, fino al primo febbraio ai Musei Capitolini, dopo il restauro diretto dalla Sovrintendenza ed eseguito dal Consorzio Conart nel laboratorio della Centrale Montemartini, nelle cui sale la scultura troverà la sua collocazione definitiva.

La mostra propone un confronto diretto col Marsia degli Horti di Mecenate già a Palazzo dei Conservatori, più alto del primo di circa un metro e realizzato in pavonazzetto. Questa nuova versione di Marsia è da riferirsi al gruppo di scultori originari di Afrodisia di Caria, in Asia Minore, che in età adrianea crearono veri e propri capolavori.

«La provenienza da un contesto residenziale noto e attribuibile nella sua fase adrianea a Quinto Servilio Pudente, spiegano dalla Sovrintendenza, consente inoltre di individuare ipotetici ma plausibili nessi con le sculture di Villa Adriana».

La delicatissima pulitura dell’opera, eseguita inizialmente con bisturi e attrezzi meccanici di precisione, ha consentito di rinvenire consistenti tracce di colore ocra rossa.

Federico Castelli Gattinara, 09 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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Prima ai Capitolini, poi alla Centrale Montemartini | Federico Castelli Gattinara

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