Per i suoi dieci anni la Fondation Louis Vuitton organizza un’ampia mostra all’insegna della Pop art, incentrata su uno dei nomi più significativi di questo movimento artistico, che per una volta non è Andy Warhol, considerato il «papà della pop», ma Tom Wesselmann, il pittore statunitense noto per i suoi nudi femminili stilizzati, morto nel 2004 a 73 anni. Eppure lo stesso Wesselmann non rivendicava la sua appartenenza al gruppo di artisti pop che, emerso negli anni Cinquanta in Gran Bretagna e negli Stati Uniti in contrasto con l’Espressionismo astratto, fa propri i simboli della mass culture e i colori shock: «Non mi piacciono le etichette», rispondeva il pittore nel 1964 al critico d’arte Gene R. Swenson.
Con «Pop Forever, Tom Wesselmann &...», dal 16 ottobre al 24 febbraio 2025, l’istituzione parigina che, nel futuristico edificio progettato da Frank O. Gehry espone dal 2005 la collezione privata dell’uomo d’affari francese Bernard Arnauld, propone di fatto una «doppia mostra»: da un lato, l’ampia retrospettiva dedicata a Wesselmann in 150 opere, realizzata in collaborazione con l’Estate Tom Wesselmann, dall’altro una mostra tematica che attraversa tutta la Pop art in 70 opere di 35 artisti di diverse generazioni e origini, dagli anni Venti ad oggi. «Collocando l’opera di Wesselmann in un contesto storico», nota la direttrice artistica della Fondation, Suzanne Pagé, i curatori Dieter Buchhart e Anna Karina Hofbauer «ne rilanciano l’analisi, evidenziandone i contributi specifici in relazione a opere storiche e contemporanee».
La mostra risale alle origini Dada della Pop art attraverso in particolare il linguaggio formale del collage, che Wesselmann ha utilizzato «sin dalle sue prime opere e, anche quando l’abbandonerà, rimarrà sempre fedele al suo principio come base compositiva attraverso lo spettacolare sviluppo di opere che si collocano tra pittura e scultura», spiega ancora Pagé. Si spazia da Marcel Duchamp con la sua «Fontana», a Kurt Schwitters, Eduardo Paolozzi, con le rappresentazioni della casalinga moderna, e Richard Hamilton. I «Great American Nudes» di Wesselmann dialogano quindi con i lavori di artisti suoi contemporanei come Jasper Johns, Evelyne Axell, Roy Lichtenstein, Marjorie Strider e, ovviamente, Andy Warhol. Il percorso illustra poi l’eredità lasciata da Wesselmann alla nuova generazione di artisti di sensibilità Pop, come Derrick Adams, Tomokazu Matsuyama e Mickalene Thomas. Sono esposte anche opere di Ai Weiwei, Robert Rauschenberg e Jeff Koons.