«Impression, soleil levant» (1872) di Claude Monet, Parigi, Musée Marmottan Monet

© Musée Marmottan Monet, Paris / Studio Christian Baraja Slb

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«Impression, soleil levant» (1872) di Claude Monet, Parigi, Musée Marmottan Monet

© Musée Marmottan Monet, Paris / Studio Christian Baraja Slb

Prima trasferta oltreoceano per il capolavoro di Monet

È approdata alla National Gallery of Art di Washington la mostra sulla nascita dell’Impressionismo presentata in primavera al Musée d’Orsay. Ci accompagna nella visita Maria Sancho-Arroyo

Pur condividendo un tema comune e molte delle opere esposte, la mostra «Parigi 1874. La nascita dell’Impressionismo» allestita in due sedi e contesti culturali differenti, prima al Musée d’Orsay di Parigi (26 marzo-14 luglio), poi alla National Gallery of Art di Washington (fino al 19 gennaio 2025), ha rivelato contrapposizioni inaspettate, anche in virtù della narrazione che negli Stati Uniti, con il capolavoro di Claude Monet a inizio percorso, segue la storia e l’evoluzione dell’Impressionismo. 

Per il pubblico americano si tratta di un evento eccezionale: è la prima volta infatti che «Impression, soleil levant» (1872), il dipinto che ha dato nome al movimento, attraversa l’Atlantico. E proprio per questo motivo, la Nga ha adottato un approccio più didattico rispetto alla rassegna parigina che si chiudeva con il capolavoro di Monet a conferma della trepidante attesa dei visitatori. Su questa scelta espositiva potrebbe aver influito il fatto che il dipinto è custodito a Parigi, nel Musée Marmottan Monet, e quindi di facile accesso al pubblico locale. 

La tappa francese ha riscosso un notevole successo: al Musée d’Orsay, preso d’assalto da lunghe code, i visitatori spesso si dirigono direttamente verso la celebre collezione permanente del museo, dominata dai capolavori degli Impressionisti, mentre le rassegne temporanee, pur apprezzate dalla gente del luogo e dai visitatori più attenti all’arte, riscuotono meno attenzione da parte dei turisti. Alla Nga la mostra ha richiesto oltre cinque anni di preparazione e, sebbene le opere esposte siano in gran parte le stesse della tappa inaugurale, i curatori di ambedue le rassegne hanno lavorato in modo relativamente indipendente, tenendo conto dei contesti storici e culturali dei rispettivi pubblici. Negli Stati Uniti l’approccio è più educativo e interessa sia gli esperti che i curiosi d’arte. Per i primi, è affascinante confrontare le opere del Salon ufficiale con quelle della mostra indipendente del 1874, scoprendo che non tutte erano propriamente «impressioniste». 

Le 200 opere della Société Anonyme condividevano più la sfida all’Accademia che uno stile comune. Per il visitatore meno esperto invece, che potrebbe non soffermarsi sui confronti con il Salon, la mostra offre comunque una ricca selezione di opere famose. Una parte significativa di questi dipinti proviene da collezioni americane, a dimostrazione dell’influenza che Paul Durand-Ruel, il mercante francese che sostenne e promosse questi artisti innovativi, ebbe negli Stati Uniti. I suoi sforzi non solo furono ampiamente apprezzati, ma contribuirono anche a consolidare l’Impressionismo nel gusto e nel collezionismo americani, portando molte opere importanti a stabilirsi in modo permanente nelle raccolte statunitensi.

«Aux courses dans la campagne» (1869) di Edgar Degas, Boston, Museum of Fine Arts. © 2023 Museum of Fine Arts, Boston

Maria Sancho-Arroyo, 22 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Prima trasferta oltreoceano per il capolavoro di Monet | Maria Sancho-Arroyo

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