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Vladimir Putin in visita alle forze militari a Ryazan all’inizio di ottobre

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Vladimir Putin in visita alle forze militari a Ryazan all’inizio di ottobre

Putin si «autorizza» a saccheggiare l’Ucraina

La legge marziale del 19 ottobre permette esplicitamente la possibilità di rubare l’arte per la sua conservazione. Così hanno ragionato anche i nazisti

Konstantin Akinsha

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Quando lo scorso 19 ottobre il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’introduzione della legge marziale nei territori ucraini annessi alla Russia, ha anche esplicitamente «legalizzato» il saccheggio del patrimonio culturale del Paese in nome della «conservazione». Secondo la stampa ucraina, al momento i russi stanno trasferendo le collezioni dei musei di Kherson, città del sud dell’Ucraina conquistata il 2 marzo, ma la rimozione in segreto degli oggetti di maggior valore è iniziata a maggio, quando l’esercito russo si è trovato a dover affrontare un possibile contrattacco ucraino. L’appropriazione non si è limitata al Museo regionale d’arte Shovkunenko, con la sua collezione di pittura, scultura e arti decorative ucraine e russe, e al Museo regionale di storia di Kherson, che narra la storia della regione dai tempi antichi attraverso la sua cultura materiale.

Gli occupanti hanno anche smantellato e rimosso monumenti dell’era sovietica dedicati al generale Aleksandr Suvorov e all’ammiraglio Fiodor Ushakov, eroi imperiali russi, mentre la sorte della statua del principe Grigory Potemkin, amante dell’imperatrice Caterina la Grande, è stata più complessa. Eretta nel 1823, è stata relegata nel 1917 nel cortile del Museo regionale di storia per poi sparire durante la seconda guerra mondiale. Quella smantellata ora dai russi è una copia del 2003. Non solo la statua è stata rimossa, ma i resti del principe conservati nella Cattedrale di Santa Caterina sono stati riesumati e trasferiti in una destinazione sconosciuta.

I territori ucraini recentemente occupati non sarebbero il solo bersaglio di questa «rimozione». Un altro decreto firmato da Putin il giorno stesso della dichiarazione della legge marziale ha annunciato l’introduzione di «misure speciali» nelle regioni russofone di Krasnodar, Belgorod, Bryansk, Voronezh, Kursk, Rostov al confine con l’Ucraina, e in Crimea, annessa nel 2014.

Il piano russo di sgomberare i musei della Crimea è stato reso noto prima della pubblicazione dei decreti di Putin il 19 ottobre. Il 15 del mese, il Ministero della Cultura ucraino ha dichiarato che la rimozione degli oggetti di maggior valore dai musei della Crimea e di altri territori occupati è una palese violazione della Convenzione dell’Aja per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato. Il Ministero ha subito contattato l’Unesco, chiedendone l’intervento per prevenire un’ulteriore violazione del diritto internazionale da parte dell’aggressore, ma è improbabile che i russi accolgano questi inviti a desistere. Nel surreale legalismo di Putin, le regioni della Crimea e dell’Ucraina annesse il 30 settembre sono territori russi regolati dalla legislazione locale e non da trattati internazionali.

Due mostre sono diventate il simbolo dell’annessione della penisola nel 2014. Una non è mai tornata in patria, l’altra non ne è mai uscita. La mostra nel museo Allard Pierson di Amsterdam, «La Crimea: Oro e segreti del Mar Nero», aperta poco prima dell’annessione nel marzo 2014, si è conclusa con la decisione dei tribunali olandesi di restituire all’Ucraina i manufatti di proprietà dei musei della Crimea, nonostante le pretese avanzate dai russi. Questo caso ha attirato l’attenzione internazionale, mentre il destino dell’altra mostra resta oscuro.

Nel 2008, i curatori del Museo Suermondt- Ludwig di Aquisgrana, in Germania, hanno rintracciato nel Museo d’arte Simferopol, in Crimea, 74 dipinti (la parte più consistente della sua collezione) sottratti dall’Armata rossa dopo la seconda guerra mondiale. Peter van der Brink, direttore del museo di Aquisgrana, ha aperto delle negoziazioni durate cinque anni con i funzionari ucraini. Ha proposto di donare cinque quadri al Museo Simferopol, ha chiesto che altre cinque tele di importanza locale per la città di Aquisgrana venissero restituite al Suermondt- Ludwig e ha acconsentito a concedere le opere restanti in prestito per cinquant’anni.

Alla fine della primavera del 2014, 20 dei dipinti scoperti a Simferopol avrebbero dovuto essere esposti prima nel Museo Suermondt-Ludwig e poi in altri musei della Germania, ma la mostra già programmata non ha mai avuto luogo. Poco dopo ci fu l’annessione della Crimea e resta un mistero il destino delle opere finite sotto il controllo della Federazione russa. L’intelligence militare ucraina ha riferito che i piani russi comprendono sia il trasferimento di manufatti museali in depositi sicuri in Crimea, sia l’«evacuazione» delle opere di maggior valore che saranno portate nel territorio della Federazione russa.

Secondo il Ministero della Cultura ucraino, i russi avrebbero in programma di portare via tutti i manufatti archeologici in metallo prezioso, di cui le collezioni della penisola sono ricche. Tra i principali, il Museo della riserva nazionale di Chersoneso Taurica, sito della città ellenica vicino a Sebastopoli, e il Museo archeologico e storico di Kerch, con la sua collezione di antichi gioielli e monete d’oro. È improbabile che questi reperti archeologici siano l’unico obiettivo dell’«evacuazione».

In Crimea ci sono importanti musei d’arte, come il Kroshytsky a Sebastopoli, che possiede una collezione di quadri russi e di opere di pittori olandesi, fiamminghi e antichi maestri italiani, mentre la Galleria nazionale d’arte Aivazovsky a Fedosia è nota a livello internazionale per l’opera dell’omonimo pittore di marine del XIX secolo.

Che cosa succederà a tutti questi tesori dopo l’intervento russo non è chiaro. L’analogia con il saccheggio delle collezioni operato dai nazisti a «scopo di tutela» è evidente, con lo strano contesto dell’«evacuazione» così simile all’approccio dei funzionari del Terzo Reich che avevano nascosto i furti sotto la foglia di fico di «misure di legge» adottate in emergenza.
 

Vladimir Putin in visita alle forze militari a Ryazan all’inizio di ottobre

Konstantin Akinsha, 01 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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