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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliÈ stato recentemente pubblicato da Officina Libraria il volume, curato da Lorenzo Fabbri per l’Opera di Santa Maria del Fiore, dedicato alla storia e al restauro degli affreschi dipinti da Paolo Uccello e Andrea del Castagno all’interno della Cattedrale fiorentina, allo scopo di celebrare i condottieri Giovanni Acuto e Niccolò da Tolentino. Come le indagini diagnostiche e il restauro, anche il volume gode del sostegno di American Express. La struttura bipartita (Arte e storia e Indagini e conservazione) accoglie saggi di Beatrice Agostini, Alessandro Cecchi, Daniela Dini, Paolo Grillo, Maurizio Seracini e Timothy Verdon. Le foto sono di Antonio Quattrone.
È Verdon a sottolineare il forte valore civico dei tributi agli «uomini illustri» realizzati in Cattedrale, massimo onore, insieme alla sepoltura, per le personalità che a Firenze si erano distinte per i servigi resi alla collettività. In questo caso, promotore è il governo repubblicano guelfo in perenne lotta contro l’Imperatore e i suoi seguaci: il capitano inglese John Hawkwood («tradotto» in italiano in Giovanni Acuto) morì infatti a Firenze nel 1394 mentre rivestiva la carica di comandante dell’esercito locale, mentre Niccolò da Tolentino era stato protagonista di quella battaglia di San Romano (1432) resa immortale proprio da Paolo Uccello nel celebre trittico oggi smembrato tra Firenze, Londra e Parigi. «I colossali affreschi di illustri uomini d’armi realizzati negli anni che videro la fine dell’impresa costruttiva, scrive Verdon, riportano al senso originario del Duomo come “Chiesa di Stato”, massimo simbolo dell’onore nonché del decoro cittadino. La loro collocazione nelle navate e non nell’area liturgica ne suggerisce il carattere civile. Nella concezione di allora, il carattere di uno Stato si palesava in modo particolare nel coraggio militare a difesa del bene, e tra le concause della decisione del Comune di erigere un’enorme nuova Cattedrale vi fu effettivamente un fatto di guerra: la battaglia combattuta a Campaldino, nel Casentino, l’11 giugno del 1289, a cui aveva preso parte il ventiquattrenne Dante Alighieri».
Nel volume è pubblicato il documento del 1406, tratto dall’Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore, che attesta la sepoltura in Cattedrale anche del capitano inglese, contrariamente a quanto finora creduto. Trent’anni dopo, nel 1436, Paolo Uccello ne eseguì il cenotafio dipinto, cui seguì nel 1456 quello di Andrea del Castagno per Niccolò da Tolentino. Avvalendosi di interessanti materiali archivistici, tra cui incisioni e foto d’epoca Alinari, è la restauratrice Daniela Dini, autrice degli interventi conservativi, a ricostruire le complesse vicissitudini conservative subìte dai due affreschi dall’800 a oggi. Particolarmente traumatico appare lo strappo dalla parete realizzato da Giovanni Rizzoli (1842) allo scopo di facilitare il restauro delle ormai danneggiate opere. Particolare attenzione viene poi dedicata all’affresco che celebra Giovanni Acuto, oggetto delle indagini diagnostiche condotte da Maurizio Seracini. Anche grazie al confronto con le immagini del 1954, antecedenti il restauro di Dino Dini, interessanti scoperte sono state fatte su materiali, tecnica pittorica e stato di conservazione.
La spada e la memoria. Giovanni Acuto e Niccolò da Tolentino: i condottieri del Duomo di Firenze fra storia, arte e conservazione
a cura di Lorenzo Fabbri, 128 pp., ill. col., Officina Libraria, Roma 2024, € 35

La copertina del volume
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