Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Chiara Massimello
Leggi i suoi articoliMusei, gallerie d’arte, istituzioni e fondazioni private; istituti italiani di cultura e studi professionali; spazi industriali, ville antiche e giardini pubblici, il panorama dei luoghi della fotografia si amplia sempre più. Una sovrapposizione di spazi trasversali che accolgono progetti legati all’immagine. Fondamentale in questa proliferazione è la capacità della fotografia di vivere il presente, di relazionarsi senza filtri, di proporre sempre nuovi contenuti e ricerche.
Si contano su una mano gli spazi esclusivamente dedicati al medium in Italia: da più di vent’anni, alla Villa Ghirlanda di Cinisello Balsamo (Milano), opera il Museo di Fotografia Contemporanea (MuFoCo) con mostre e attività legate alla fotografia e ai suoi sviluppi più recenti, mentre dal 2006 a Firenze, nelle Ex Scuole Leopoldine, è aperto il Museo Nazionale Alinari della Fotografia, dedicato alla storia del medium, dall’Ottocento a oggi. Gallerie D’Italia-Torino e Camera-Centro Italiano per la Fotografia contribuiscono a rendere il capoluogo sabaudo un centro internazionale dell’immagine: Camera, aperta nel 2015, oggi, nelle sale principali, ha un programma di fotografia «classica», mentre la sede torinese delle Gallerie d’Italia, inaugurata nel 2022, guarda al presente e al futuro con opere di artisti contemporanei. A Venezia dal 2023, Le Stanze della Fotografia, nate da un’iniziativa di Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, hanno avviato un percorso sui grandi interpreti della fotografia internazionale.
Ma la realtà è molto più complessa. Come già accade all’estero da lungo tempo in istituzioni come la Tate, il Centre Pompidou e il MoMA, anche in Italia ai luoghi canonici dedicati alla fotografia si affiancano sempre più istituzioni pubbliche e private con progetti, spesso anche innovativi, dalla visione meno vincolata a rigidità di programmazione e (ahimè) in alcuni casi di sbigliettamento. Così a Milano, la Fondazione Prada, che negli anni ha allestito diverse mostre fotografiche, dal 3 aprile presenta, a cura di Susanne Pfeffer, «Typologien», dedicata alla storia della fotografia tedesca del XX secolo, con il contributo di 25 artisti (più e meno noti) e più di 600 opere. A Napoli, il Museo Madre inaugura il 17 aprile, a cura di Eva Fabbris con Daria Kahn, «Tomaso Binga. Euforia». Fotografie, poesie visive, installazioni, collage e documenti dell’artista campana Bianca Menna che, sfidando ogni convenzione sociale, dal 1971 scelse di entrare nel mondo dell’arte con uno pseudonimo maschile per evidenziare i privilegi dell’uomo anche nel campo culturale. Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, che dal 1988 produce e ospita mostre legate alle arti visive e performative, fino all’11 maggio ospita «Peter Hujar. Azioni e ritratti / viaggi in Italia» a cura di Grace Deveney con Stefano Collicelli Cagol, raffinata selezione di ritratti intimi ed enigmatici, partita da Chicago nel 2023 e ora arricchita da 20 fotografie scattate nei viaggi in Italia dell’artista americano. A Roma, Villa Medici, sede dell’Académie de France, ha in programma fino al 9 giugno «Chromotherapia», dedicata alla fotografia a colori, soprattutto quelli più sgargianti, tra pop e kitsch, a cura di Maurizio Cattelan e Sam Stourdzé; ma già nel 2022, Saul Leiter aveva esposto qui 150 fotografie dalla Collezione Bachelot. Ancora a Milano, il Pac-Padiglione di Arte Contemporanea, punto di riferimento della città per le nuove sperimentazioni, guarda volentieri alla fotografia con incursioni puntuali e interessanti. Fino all’8 giugno sarà aperta «Shirin Neshat-Body of Evidence», dove l’artista iraniana, nota sin dai primi anni ’90 per la serie «Women of Allah», esporrà 200 opere fotografiche e una decina di video-installazioni che parlano di Oriente e Occidente, individui e collettività, razza e religione.
È Lorenza Baroncelli, direttrice del dipartimento architettura e design contemporaneo del MaXXI (che fino al 20 aprile ospita «Guido Guidi. Col Tempo 1956/2024», a cura di Simona Antonacci, Pippo Ciorra e Antonello Frongia) a spiegarci la visione del museo di arte contemporanea nei confronti della fotografia: «Al MaXXI, la fotografia gioca un ruolo centrale, connettivo, nel tessuto della programmazione espositiva e delle Collezioni, perché portatrice di un suo specifico linguaggio e capace di muoversi tra la ricerca visiva legata alla pratica artistica contemporanea e la dimensione documentale dell’architettura e del paesaggio, sia fisico che sociale. Queste diverse declinazioni sono presenti al Museo e rispecchiate dalla Collezione di Fotografia del MaXXI Architettura e design contemporaneo che accoglie ormai oltre 3mila opere fotografiche trasversali ai diversi generi e linguaggi, con autori da Luigi Ghirri a Lisetta Carmi, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Mimmo Jodice, Moira Ricci, solo per citarne alcuni. Per questa sua porosità e fluidità, la fotografia è sempre presente al MaXXI. Alla programmazione di mostre espressamente dedicate (come l’attuale grande monografica su Guido Guidi che prosegue l’attività di storicizzazione dei “maestri”) si aggiunge una presenza costante di questo medium in mostre di architettura, arte, design così come nella progettazione del Grande MaXXI, anche grazie ai progetti di committenza fotografica tematica di volta in volta affidati agli autori. Esiti di aver portato avanti fin dalla nascita del museo questa strategia d’azione sono stati, da un lato, l’acquisizione di centinaia di opere fotografiche prodotte espressamente per il museo, inedite e in grado di offrire uno sguardo autoriale sul presente; dall’altro, la possibilità di sostenere il lavoro dei fotografi e l’aver avviato con loro un sodalizio che porta con sé un potere trasformativo e un’occasione di crescita per l’istituzione e le sue pratiche. Nelle mostre che produciamo, cerchiamo sempre di proporre al pubblico la fotografia come progetto, dunque nella sua natura di opera complessa, in un sistema di relazioni in cui i valori culturali, visivi, autoriali sono interconnessi. Non facciamo a monte valutazioni di merito tra il bianco e nero e il colore, e non crediamo che il pubblico ne faccia».
Sam Stourdzé, direttore dell’Accademia di Francia a Roma-Villa Medici conferma: «La fotografia è un mezzo importante per la nostra istituzione. Organizziamo molto spesso mostre legate all’immagine. E ospitiamo diversi fotografi nel programma di residenza. Ci siamo resi conto che c’è una grande aspettativa da parte del pubblico italiano e romano, anche perché non ci sono molti luoghi dedicati alla fotografia in Italia. È una mancanza. Ogni volta che presentiamo una mostra di fotografia abbiamo una grande risposta del pubblico. Come la danza contemporanea e il video, è un mezzo molto contemporaneo, un’espressione del presente. In questo senso, e soprattutto attraverso il suo approccio documentaristico, affronta le grandi questioni del nostro mondo».
Stefano Collicelli Cagol sottolinea come la fotografia in quanto medium artistico sia sempre stata protagonista della programmazione del Centro Pecci da lui diretto: «Robert Mapplethorpe, nel 1994, fu una mostra chiave per il numero di visitatori e per le polemiche che ne seguirono. A distanza di trent’anni, la mostra “Peter Hujar. Azioni e ritratti / viaggi in Italia” restituisce una figura chiave dell’arte americana che con la fotografia ha raccontato la comunità artistica dell’underground newyorkese anni ’70. Il Centro Pecci ha dato voce a soggettività ancora poco rappresentate a livello istituzionale, come con “Soggetto Nomade. Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane 1965-1985”, 2020; “Ren Hang Nudi”, 2020; “Jacopo Benassi”, 2020; “Lina Pallotta. Volevo vedermi negli occhi”, 2022. La fotografia è stata coprotagonista anche di collettive come “Il giardino dell’arte”, 2022, con la strepitosa “The Other Story” di Nan Goldin e trova spazio anche nelle collezioni con diverse opere presentate nelle mostre poi acquisite».
Viene allora da chiedersi se avere dei luoghi dedicati sia la strada giusta per la fotografia, quando nella realtà una gran parte del lavoro è svolto al di fuori di essi. E si coglie nelle parole e nelle riflessioni di curatori come Lorenza Baroncelli e Sam Stourdzé una visione di ampio respiro, profondamente interconnessa con le altre arti, desiderosa di comprensione e profondamente rispettosa del valore del medium, elemento non sempre scontato nel mondo della fotografia.
Altri articoli dell'autore
Alla 14ma edizione di MIA Photo Fair Bnp Parisbas (oltre 100 espositori) un maggior numero di partecipanti dall’estero e alcune importanti «matricole» italiane
Da Wolfgang Tillmans a Richard Mosse, da Londra a Milano, ecco il calendario di tutti i più importanti eventi che nei prossimi mesi tornano per celebrare l’ottava arte
Il fotografo statunitense racconta i retroscena del suo lavoro e della mostra allestita alle Gallerie d’Italia-Torino
Si è spento a 82 anni nell’ospedale di Cecina il rivoluzionario fotografo autore di iconiche campagne pubblicitarie. Era malato da tempo di amiloidosi. Ne danno l’annuncio i familiari su Instagram