Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliDada in Italia ebbe echi immediati, per via dei legami con i gruppi zurighesi di alcuni intellettuali e artisti italiani, come il toscano Bino Sanminiatelli, il quale ha lasciato una vivida memoria della sua visita al Cabaret Voltaire, nelle pagine della magnifica rivista «Noi», che realizzava con Enrico Prampolini. Speciale rilievo ebbe poi «Bleu», una pubblicazione realizzata da Fiozzi e Cantarelli a Mantova, l'unica rivista dadaista in Italia. Non minori furono le prese di distanza, gli attacchi, in seno al Futurismo verso la nuova avanguardia, che tutto rifiutava.
Ora esce un utile studio di Emanuele La Rosa, che ripercorre gli episodi principali della ricezione del movimento in Italia dal 1916 al 1945. Tra i tanti articoli apparsi su giornali e riviste in qeull'arco di tempo, firmati tra gli altri da Riccardo Bacchelli, Margherita Sarfatti e Alberto Savinio, assumono evidenza quelli di Julius Evola, notevole come teorico e come pittore (buona parte della sua produzione si perse nelle peripezie della guerra), che oggi viene riletto non solo come furente teorico razzista, ma per le sue, spesso curiose, riflessioni estetiche, come quelle contenute nel recentemente pubblicato Da Wagner al Jazz ( edito da Jouvence a cura di Piero Chiappano).
Dada? Una pazzia criminale!, di Emanuele La Rosa, 200 pp., Robin, Torino 2018, € 15,00
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