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Il Ritratto di Nicolas Sursock (1926-30) di Kees Van Dongen con un grande squarcio © Foto di Rowina Bou Harb

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Il Ritratto di Nicolas Sursock (1926-30) di Kees Van Dongen con un grande squarcio © Foto di Rowina Bou Harb

Restaurati al Pompidou tre dipinti danneggiati dall’esplosione di Beirut

Tra le opere oggetto degli interventi e ora esposte a Parigi il ritratto di Kees Van Dongen del collezionista Nicolas Sursock. Il museo libanese riaprirà a fine maggio

Rawaa Talass

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Quando il 4 agosto 2020 nell’area del porto di Beirut si verificarono le devastanti esplosioni che uccisero 218 persone, provocarono migliaia di feriti e distrussero una vasta area della città, lasciando oltre  300mila persone senza tetto, la comunità artistica internazionale si strinse intorno alla capitale libanese, unendo le forze per contribuire alla rinascita della sua scena culturale. Tra questi anche il Centre Pompidou di Parigi, che si è occupato del restauro di tre dipinti emblematici dalla collezione del Museo Sursock, situato a soli 800 metri dal porto e  gravemente colpito dall’onda d’urto.  Costruito nel 1912 come palazzo in stile veneziano e ottomano, è diventato un museo quasi cinquant’anni dopo per volontà del suo proprietario, il collezionista e mecenate Nicolas Sursock, e ospitava una vasta collezione di arte moderna.

Cinquantasette opere (su un totale di 133 esposte) tra dipinti, sculture, opere su carta e ceramiche sono state danneggiate in varia misura. 
«La mia prima reazione è stata di shock,  ricorda la direttrice del Museo di Beirut Karina El Helou a proposito dei danni subiti dai dipinti. Avevamo un piano di conservazione e tutti quegli anni di duro lavoro sono svaniti in un secondo». 

Nel maggio 2021 è stata avviata la campagna di restauro delle opere. I tre dipinti inviati a Parigi sono tutte di artisti del ’900: l’olandese-francese Kees van Dongen, la croata-libanese Cici Tommaseo-Sursock e Paul Guiragossian, libanese-armeno. «Ogni opera, prosegue El Helou, presentava una sfida». Il ritratto di Van Dongen, ad esempio, del 1930, raffigurante il fondatore del museo, incontrato dall’artista durante una visita in Libano, era deturpato da un ampio squarcio sulla fronte dell’effigiato.

La tela, dai toni rossi, che ritrae l’artista e mecenate libanese Odile Mazloum, opera del 1967 di Cici Tomazeo-Sursock mostrava diverse lacerazioni su tutta la superficie. Uno degli aspetti più complessi del restauro, osserva El Helou, è stato scegliere la giusta tonalità di rosso. Il dipinto era in prestito al museo e sarà restituito a Mazloum.

Particolarmente complesso, infine, il caso di «Consolazione», di Guiragossian, poiché l’esplosione aveva provocato il distacco di parti della superficie. Eseguito con pennellate spesse, il dipinto si presenta ora, volutamente,  con delle lacune, anche per ricordare agli spettatori l’orrore di quel 4 agosto 2020. Dopo un restauro durato due anni e mezzo, e prima di rientrare in Libano per la riapertura del Sursock prevista il 26 maggio, le opere sono infatti visibili al Pompidou in una mostra che, come sottolinea la direttrice del Museo di Beirut Karina El Helou,  è una prova tangibile dei «legami storici e di amicizia tra il Libano e la Francia».
 

«Ritratto di Odile Mazloum» (1964) di Cici Tommaseo-Sursock e «Ritratto di Nicolas Sursock» (1926-30) di Kees Van Dongen

Rawaa Talass, 14 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

Restaurati al Pompidou tre dipinti danneggiati dall’esplosione di Beirut | Rawaa Talass

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