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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliDedicata all’Assunta, come rammenta anche la grande tela con «L’assunzione della Vergine» (1870) che Domenico Morelli realizzò per la volta, la Cappella Reale, realizzata alla metà del Seicento dall’architetto Francesco Antonio Picchiatti nel braccio orientale del piano nobile di Palazzo Reale di Napoli, ebbe non solo la funzione di luogo di culto della corte, ma fu anche sede dei maestri di cappella, incarico svolto dai più noti compositori della scuola napoletana, tra cui Alessandro Scarlatti. La cappella, che nel tempo è stata oggetto di importanti rimaneggiamenti, risalenti, in particole al decennio francese, al periodo borbonico e al secondo dopoguerra, è attualmente interessata da lavori di restauro finanziati dal Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali del MiC (1,5 milioni di euro) e suddivisi in due diversi lotti.
Il primo (ditta Tecnicon srl), concluso, ha previsto un intervento urgente finalizzato al consolidamento di profondità e corticale e alla pulitura degli affreschi e degli stucchi. Il secondo (Giovanna Izzo restauri srl), che si concluderà entro una decina di mesi, consentirà di recuperare un equilibrio armonico delle decorazioni, andato perduto nel corso delle continue trasformazioni che hanno interessato nei secoli quell’ambiente.
Gli interventi, seguiti dal responsabile unico di progetto Almerinda Padricelli e con la direzione dei lavori di Barbara Balbi, funzionaria restauratrice della Soprintendenza di Napoli, hanno avuto inizio durante la direzione di Mario Epifani, sono proseguiti con Paola Ricciardi e si concluderanno con l’attuale direttrice di Palazzo Reale Tiziana D’Angelo. In questa seconda fase il «restauro estetico» provvederà a risanare e a rallentare il degrado del registro intermedio con gli angeli ottocenteschi, opera di vari autori, tra cui Odoardo Fischetti, dovuto alle percolazioni di acque piovane e alla risalita di sali solubili che hanno provocato la perdita della pellicola pittorica in larghe zone delle figure. Interessata a rifacimento durante il regno di Gioacchino Murat (1808-15), nella Cappella è andato completamente perso l’apparato decorativo del Seicento (proviene dalla Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi il prezioso altare seicentesco di Dionisio Lazzari) e perduti furono anche in gran parte i tondi con santi affrescati da Giacomo Del Po nel 1705 («Storie dell’Antico Testamento»), sebbene le prove di pulitura, effettuate durante il lotto di somma urgenza, abbiano fatto emergere alcune sopravvivenze, come il disegno originale inciso e anche quello coperto dalla ghirlanda ovale che inquadra ora le figure. L’intenzione è di ristabilire una buona visibilità delle preesistenze, ma nel rispetto di un’integrità visiva di uno spazio ormai storicizzato.
Nonostante la distruzione del tetto provocata dai bombardamenti del 1943 non avesse causato danni rilevanti alle decorazioni, il restauro del 1950 determinò un ripristino arbitrario e invasivo, per cui le 18 lesene vennero addossate ad alcuni degli angeli della navata, mentre pesanti ridipinture a finto marmo e beveroni scuri offuscarono le superfici. Il restauro, finalizzato a riportare un equilibrio cromatico oramai perduto e svelare alcune preesistenze, prevederà, pertanto, una pulitura più approfondita, il descialbo, integrazioni materiche, integrazioni pittoriche e la protezione finale di affreschi e stucchi. Nei prossimi mesi, come già avvenuto a settembre in occasione delle «Giornate Europee del Patrimonio», i visitatori potranno accedere al ponteggio, godendo, in tal modo, di una visione diretta e ravvicinata dei lavori in corso, secondo una pratica, sempre più radicata e diffusa, di «cantiere aperto».
Una veduta della Cappella Reale nel Palazzo Reale di Napoli durante i lavori di restauro
Una veduta della Cappella Reale nel Palazzo Reale di Napoli
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