Un'importante collezione di 368 scatti ha raggiunto nel 2023 i fondi del Dipartimento delle Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France (Bnf), che conservano più di 6 milioni fotografie. Li ha donati all’istituzione francese il collezionista Jérôme Prochiantz che ha conservato l’usufrutto sulla sua collezione fino alla sua morte. La Bnf ne espone ora una selezione di una cinquantina di foto nella mostra (gratuita), omaggio al donatore, «Il gusto della fotografia», che si svolge nella sede moderna della Bnf, nel quartiere parigino di Bercy, dal 22 ottobre al 12 gennaio 2025.
Grazie a questa importante donazione, la Bnf ha acquisito anche opere di fotografi che fino allo scorso anno erano assenti dalle sue collezioni. Tra questi, un’immagine a colori di Mario Giacomelli si è andata ad aggiungere agli scatti in bianco e nero del fotografo marchigiano già presenti nella collezione della biblioteca. È il caso anche di un paesaggio di Don McCullin, il fotografo britannico noto soprattutto per i suoi reportage di guerra, oltre che opere di Gjon Mili, Masahisa Fukase, Nan Goldin, Masao Yamamoto e soprattutto di Robert Mapplethorpe, noto per i suoi nudi scultorei.
Nel corso degli anni Jérôme Prochiantz aveva riunito una collezione molto eclettica, in cui si mescolano i generi: i paesaggi di Karl Struss e Thomas Struth, i ritratti di J. H. Engström e Andres Serrano e le nature morte di Flor Garduno e Joan Fontcuberta. Prochiantz si interessò a tecniche diverse, acquistando sia le polaroid di Daido Moriyama, uno dei maggiori esponenti della fotografia di strada giapponese, che le riprese al collodio umido di Tom Baril, fotografo statunitense e stampatore esclusivo di Robert Mapplethorpe che rivisitò in chiave contemporanea le tecniche dei maestri del passato. La collezione comprende i ritratti enigmatici di David Nebreda, fotografo spagnolo affetto da schizofrenia, e le composizioni surrealiste di Rudolf Lichtsteiner.
«Come fu per Dina Vierny a suo tempo», ha fatto notare la Bnf in una nota, Jérôme Prochiantz ha composto la sua collezione seguendo la sua sensibilità e il suo gusto «senza alcun progetto iniziale né pretendendo che sia esaustiva». Per la mostra, la curatrice Sylvie Aubenas, direttrice del Dipartimento delle Stampe e Fotografia, ha riprodotto lo stesso ricco allestimento che Jérôme Prochiantz aveva voluto per il suo appartamento parigino.