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Guido Reni, «Davide che contempla la testa di Golia»

© Artcurial

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Guido Reni, «Davide che contempla la testa di Golia»

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Ritrovato dopo due secoli un capolavoro di Guido Reni: sarà battuto all’asta da Millon e Artcurial

«Davide che contempla la testa di Golia» rappresenta un momento cruciale nell’evoluzione stilistica dell'artista e della pittura italiana del primo Seicento

Riccardo Deni

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Un capolavoro dimenticato riemerge dall’oblio: «Davide che contempla la testa di Golia», opera di Guido Reni realizzata attorno al 1605-1606, sarà messa all’asta il prossimo 25 novembre, a Parigi, dalle case d’asta Millon e Artcurial, con una stima che va dai 2 ai 4 milioni di euro. Il dipinto, considerato perduto da oltre due secoli, è stato riscoperto nella collezione privata dei discendenti del generale francese Pierre-Antoine Dupont de l’Étang. La tela, di intensa forza drammatica e straordinaria qualità esecutiva, vanta una storia collezionistica d’eccezione: acquistata direttamente dall’artista da Francesco I d’Este, duca di Modena, passò poi nelle mani del principe Eugenio di Savoia, celebre comandante dell’Impero asburgico e grande mecenate. Alla sua morte, il dipinto fu trasferito nella collezione reale dei Savoia a Torino, da dove scomparve alla fine del XVIII secolo durante la campagna napoleonica in Italia.

«Davide che contempla la testa di Golia» rappresenta un momento cruciale nell’evoluzione stilistica di Reni e della pittura italiana del primo Seicento. Lontano dalla teatralità trionfante di altri interpreti del tema biblico, il giovane eroe dipinto da Reni appare assorto, quasi turbato, mentre osserva la testa recisa del gigante. Il contrasto tra la grazia delicata di Davide e il crudo realismo della testa di Golia esprime una tensione profonda tra idealismo e brutalità, tra luce e ombra, tra Reni e il suo contemporaneo e rivale Caravaggio. L’opera è riconducibile alla cosiddetta tipologia «Créquy», che prende il nome dall’ambasciatore francese Charles III de Créquy, primo proprietario della versione oggi conservata al Louvre. La composizione è pressoché identica, con la testa del gigante rivolta verso destra, ma con variazioni che dimostrano la libertà autoriale con cui Reni realizzava più versioni autografe dello stesso soggetto.

La ricomparsa della tela si inserisce nel contesto di un rinnovato interesse per le varianti del «Davide» di Guido Reni, oggetto di approfonditi studi e mostre internazionali negli ultimi anni, tra cui quelle tenute allo Städel Museum di Francoforte, al Prado di Madrid e recentemente al Musée des Beaux-Arts di Orléans. In tal senso, il lavoro dello studioso Corentin Dury ha contribuito a chiarire le diverse tipologie iconografiche del soggetto, distinguendo, oltre alla «Créquy», anche la versione «La Vrillière», caratterizzata dalla testa di Golia rivolta verso l’interno, presente oggi nel museo di Orléans. Quest’ultima ha generato numerose copie di bottega conservate in importanti musei europei.

La vendita dell’opera si preannuncia come uno degli eventi clou del mercato dell’arte autunnale. Difatti, il dipinto potrebbe insinuare l'attuale record in asta di Guido Reni, fissato nel 2008 da Sotheby's Londra con la vendita de «Il martirio di Santa Apollonia», aggiudicato a 3,6 milioni di dollari, circa 3,2 milioni di euro. Un evento frequente sul mercato dell'arte moderna e contemporanea, dove la grande offerta facilita il passaggio di lotti di prima fascia, sensibili a possibili exploit. Ma molto più difficile nel campo degli old masters, dove giocoforza la limitatezza della proposta circoscrive tali eventi all'eccezionalità. Come eccezionale la sinergia tra Artcurial e Millon, unite per questa vendita, senza dimenticare la partner italiana di quest'ultima, Il Ponte, che potrebbe svolgere un ruolo strategico nella valorizzazione dell’opera su suolo nazionale, soprattutto in dialogo con le istituzioni. Le quali, compatibilmente con le risorse a disposizione, immaginiamo interessate a portare l'opera in Italia.

Infatti, di là del possibile primato e dell'indiscusso aspetto economico, altrettanto cristallino è il valore storico e simbolico del quadro: una delle poche versioni autografe superstiti di una composizione che ha segnato una svolta nel linguaggio figurativo del primo Seicento, ponte tra l’idealismo rinascimentale e il pathos barocco.

Guido Reni, «Davide che contempla la testa di Golia» © Artcurial

Riccardo Deni, 06 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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