Image
Image

Rothko non è un poster

Julia Halperin

Leggi i suoi articoli

«Probabilmente tutti ricordano come sono i quadri di Rothko e probabilmente assomigliano al poster che hanno in camera», dichiara Alison de Lima Greene, curatore al Museum of Fine Arts di Houston.

La mostra «Mark Rothko: A Retrospective», aperta nello museo texano dal 20 settembre al 24 gennaio, ha l’obiettivo di dimostrare che il pittore di origine russa (al secolo Markus Yakovlevic Rotkovic, Daugavpils, Lettonia, 1903 - New York, 1970), ha fatto molto di più delle colorate composizioni cui deve principalmente la sua fama.

La rassegna, la prima sul suo lavoro organizzata negli Stati Uniti dal 1998, comprende 61 tele e opere su carta che coprono la sua intera carriera. Di queste, 54 facevano parte della collezione personale di Rothko e sono in prestito dalla National Gallery of Art di Washington. «Li abbiamo chiamati i “Rothko di Rothko”, dichiara la Greene. Si sarebbe tentati di pensare che si tratta di quadri che non riusciva a vendere, ma non penso sia corretto. Alcuni sono meno tipici rispetto alla sua produzione più nota: persino nei periodi “classici” si può vedere che Rothko sceglieva di correre dei rischi».

Il pubblico rimarrà sorpreso dai primi paesaggi urbani dell’artista, influenzati da Milton Avery, e dai suoi ultimi esperimenti con la pittura acrilica, più energici.

La mostra è l’unica tappa americana della retrospettiva ed è significativo che si tenga a Houston, sede della Rothko Chapel, un santuario interconfessionale nonché ultima opera dell’artista.

«In passato era difficile per le persone non guardare avanti, e non considerare i cupi dipinti realizzati dall’artista nel 1964 come un segno premonitore del suo suicidio nel 1970, conclude Greene. Ora possiamo considerare le sue ultime opere con distacco, il passare del tempo ha portato una maggiore obiettività».

Julia Halperin, 16 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

L’Eji, ente per i diritti civili, vuole rendere memorabile la storia e l’eredità della schiavitù (10 milioni di neri) attraverso opere d’arte contemporanea e narrazioni in prima persona, in un momento storico in cui l’opinione pubblica americana è fortemente polarizzata

Rothko non è un poster | Julia Halperin

Rothko non è un poster | Julia Halperin