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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliC’è un tempo che non passa, ma si sedimenta. Un tempo che scivola tra le pietre, si posa sui muri, si nasconde sotto terra. A Fermo, quel tempo riaffiora sotto forma di cisterne romane e sculture contemporanee: fragili, instabili, superbe nella loro imperfezione. Dal 6 al 30 settembre 2025, le Piccole Cisterne Romane ospitano BUSTS, mostra personale dell’artista svedese Mateas Pares, tra i più originali interpreti della scultura europea contemporanea. A curarla Lorenzo Ilari e Ludovica Cancellieri; a renderla possibile la collaborazione tra il Comune di Fermo e l'Ambasciata di Svezia a Roma, nonché il supporto della Galleria Giampaolo Abbondio.
Il titolo, BUSTS, richiama la tradizione romana del ritratto marmoreo. Busti scolpiti per consegnare all'eterno i volti dei personaggi più potenti del tempo. Ma Pares non ne raccoglie l’eredità per celebrarla. La prende tra le mani e la scompone, la interroga, la sovverte. I suoi busti non sono monumenti all’immutabilità, bensì forme in transito, corpi che sembrano cedere alla pressione del tempo, della materia, del contesto. Tele dipinte che diventano scultura, anatomie distorte, volti slabbrati, figure in disgregazione. Un linguaggio visivo in cui l’instabilità è la condizione naturale dell’essere.
Le quattro opere inedite presentate in mostra sono state realizzate appositamente per gli spazi delle Piccole Cisterne, restituendo un dialogo sotterraneo e potente tra passato e presente. Un tempo destinate a raccogliere acqua, oggi le cisterne raccolgono memoria. Le parole dei curatori, nel testo che accompagna l’esposizione, suggeriscono una lettura radicale: «La perdita di uno scopo non è necessariamente una fine; può essere una liberazione». Le opere di Pares abitano questa soglia: non sono più né ritratti né reliquie, ma forme che sopravvivono a ciò per cui sono nate, abitando una bellezza rovinata e vibrante, aperta al caso e al cambiamento.
Questa mostra non è un dunque un semplice episodio espositivo, ma un incontro poetico tra storia e materia, tra l’archeologia e l’arte vivente. Le Piccole Cisterne, parte dell’antica rete idrica di Fermo, sono oggi uno spazio carico di suggestioni, dove l’eco del mondo romano incontra la voce spezzata della contemporaneità. Il sito, dimenticato per secoli dopo la caduta dell’Impero, si offre ora come teatro intimo per riflettere sull’identità, la trasformazione, la perdita di funzione come possibilità di rinascita.
Nella pratica di Pares, il busto diventa simbolo di frizione tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere, tra il desiderio di permanenza e la necessità di disfarsi, di cambiare pelle, di erodersi per poter continuare a esistere. Non è un caso che sia la tela – supporto per eccellenza della pittura – a trasformarsi in materia plastica. L’artista rompe così la barriera tra linguaggi, annulla le gerarchie tra tecniche, e crea ibridi scultorei che sembrano fuggiti da un museo del futuro o riemersi da un passato mai accaduto.