Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliGuido Mazzoni, detto il Paganino o il Modanino (Modena, 1450-1518), scultore capace di realizzare compianti che, secondo Timothy Verdon, sono «reali nel senso scolastico: reali come sono gli effetti dei sacramenti. E portano in un mondo dove il problema di piangere… viene momentaneamente superato: dove l’affettività corrisponde repente e forte ai comandi della volontà, dove la sofferenza degli altri non rimane un argomento di riflessione filosofica, ma fa nascere lacrime sincere» (in Emozioni in terracotta, a cura di Giorgio Bonsanti e Francesca Piccinini, Franco Cosimo Panini, Modena 2009, p. 70), arrivò a Napoli nel 1489 e vi restò fino al 1495.
Chiamato in città dopo la sua attività padana con ogni probabilità da Eleonora d’Aragona Este (1450-93), protettrice dello scultore a Ferrara in quanto moglie del duca Ercole I d’Este e appartenente alla famiglia reale napoletana, Mazzoni terminò il celebre «Compianto sul Cristo morto» nel 1492 e il gruppo di figure in terracotta fu sistemato nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi (o di Monteoliveto).
Intorno al gruppo, forse il principale tra quelli di Mazzoni giunti fino a noi, per la monumentalità e l’emozionante teatralità dei gesti delle figure, è stato allestito un cantiere di restauro «aperto» che consentiva di ammirare comunque il Compianto nel percorso museale della chiesa museo. Il progetto è stato reso possibile da una partnership tra il Ministero della Cultura, l’Arciconfraternita di Sant’Anna e San Carlo Borromeo dei Lombardi e l’associazione Friends of Naples presieduta da Alberto Sifola (quest’ultima si è impegnata a raccogliere i 100mila euro necessari all’intervento completo). La manutenzione è a cura di Dafne Restauri di Napoli in collaborazione con Coop4Art e Officina dei Talenti e comprende oltre al restauro conservativo del gruppo scultoreo, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, anche l’inserimento di basamenti ad azione antisismica, nonché la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione dell’area espositiva. «Contiamo, ha dichiarato Alberto Sifola, che aderiscano nuovi donatori adottando altre statue del celebre monumento in modo da consentirci di completare il restauro, preservando un’opera artistica di inestimabile valore per Napoli. Vi invitiamo dunque a unirvi a noi in questo importante sforzo di tutela del nostro patrimonio culturale: la vostra generosità farà la differenza nel salvaguardare la bellezza e la storia della nostra amata città». Le statue, sette figure realizzate a grandezza naturale e collocate intorno al Cristo adagiato a terra, raffigurano Giuseppe d’Arimatea (forse il ritratto di Alfonso II, figlio di re Ferdinando I), a sinistra, Nicodemo, a destra, la Vergine, Maria Salomè, Maria di Cleofa, Maddalena e san Giovanni Evangelista.
Altri articoli dell'autore
In occasione dei 90 anni dell’artista milanese, nel museo newyorkese sono stati riuniti oltre 30 lavori che permettono di comprendere il suo sperimentalismo continuo e spesso immaginifico
Nel Museo Civico San Domenico di Forlì oltre 200 opere, dal Medioevo a Bill Viola, da Tintoretto a Marina Abramovic, tracciano la storia dell’autoritratto
Tra le tante tipologie presenti, dai mobili ai gioielli, dai disegni e stampe agli oggetti di ogni epoca, nella fiera emiliana emergono i dipinti di Guercino, Gandolfi e Da Reggio
A Bologna, una doppia personale mette in dialogo la produzione plastica dei due artisti che utilizzano il medium scultoreo per interrogarsi sulla condizione esistenziale umana