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David de Haen, Self Portrait

Sotheby's

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David de Haen, Self Portrait

Sotheby's

Sotheby’s, due anime caravaggesche si ritrovano ad Amsterdam dopo quattro secoli

Gli autoritratti seicenteschi di Dirck van Baburen e David de Haen sono tra gli highlights dell'asta old masters del 2 luglio, a Londra

Riccardo Deni

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Per la prima volta in oltre quattrocento anni, due sguardi che si sono scrutati nella penombra di una stanza romana tornano a incontrarsi sotto la luce filtrata di una sala d'aste. Dal 26 al 28 maggio, la sede di Sotheby’s ad Amsterdam ospita una rara esposizione: gli autoritratti di Dirck van Baburen e David de Haen, amici, colleghi e compagni di vita artistica nei primi decenni del Seicento, saranno esposti fianco a fianco prima di essere battuti il 2 luglio, a Londra, nella Old Master and 19th Century Paintings Evening Sale. Entrambi sono stimati 100-150 mila sterline.

Due dipinti, coevi e speculari, che sembrano ancora parlarsi, con le loro forme ovali, le tavolozze austere e le espressioni dei soggetti che si rispondono in silenzio. Secondo gli esperti, furono dipinti nello stesso luogo – forse nella stessa stanza – a Roma, alla fine del 1610, quando i due pittori olandesi vivevano insieme nella parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte. Un tempo in cui l’eco di Caravaggio risuonava tra le mura della città eterna, influenzando profondamente una generazione di artisti nordeuropei.

David de Haen e Dirck van Baburen furono tra i più ferventi interpreti del naturalismo caravaggesco. Le loro vite si intrecciarono non solo nella quotidianità – tra stanze condivise e amicizie durature – ma anche nei grandi progetti: entrambi lavorarono, tra il 1617 e il 1619, alla decorazione della Cappella della Pietà nella chiesa di San Pietro in Montorio, capolavoro collettivo della colonia nordica a Roma.

Di De Haen si sa poco: lasciò l’Olanda in giovane età e non vi fece mai ritorno. La sua opera – appena una dozzina di dipinti – è stata ricostruita solo di recente. Morì giovane, lasciando frammenti sparsi di un talento che ora riemerge in questa tela intensa e rarefatta. Van Baburen, noto per lavori come «Il suonatore di liuto», appare poco nei documenti del tempo, con il suo volto poco rappresentato e conosciuto. Lo vediamo però in uno schizzo di Leonaert Bramer (1596-1674), che nel 1620 ritrasse alcuni noti artisti del tempo, tra cui lui e il fraterno de Haen.

Il destino li separò presto, ma i loro volti si ritrovano oggi, inaspettatamente, ad Amsterdam, come due vecchi amici che si rincontrano dopo secoli. Lì, nella concitata atmosfera di una sala d’asta, raccontano la storia di un’amicizia, di una stagione irripetibile dell’arte, e della Roma caravaggesca che li unì per sempre.

Dirck van Baburen, Self Portrait

David de Haen, Self Portrait

Riccardo Deni, 23 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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