Enrico Colle
Leggi i suoi articoliÈ grazie all’eccezionale lavoro critico di Alvar González-Palacios che la figura di Luigi Valadier in quest’ultimo trentennio è stata riabilitata in tutte le sue molteplici sfaccettature. Non che in precedenza non ci fossero stati studiosi che, come il Bulgari, ne avessero colto la genialità, ma è merito delle capillari indagini sui documenti d’archivio condotte da González-Palacios se siamo riusciti a capire più a fondo l’estro inventivo di un maestro che a buon diritto può essere ritenuto, al pari dei grandi artisti che frequentavano Roma durante la seconda metà del Settecento, uno degli inventori del Neoclassicismo italiano.
Ed è proprio partendo dalla cospicua bibliografia sull’argomento che la curatrice del volume, Teresa Leonor M. Vale, studiosa portoghese che ha indagato a fondo i rapporti artistici tra le corti di Roma e di Lisbona durante il Settecento, ci ha fornito una sintesi intorno all’attività della famiglia Valadier sullo sfondo degli avvenimenti artistici che caratterizzarono un’epoca così complessa e affascinante della storia della città. Clemente Marigliani, nel suo saggio iniziale, ci guida in un itinerario romano che, partendo dagli inizi del Settecento (gli anni quindi dell’arrivo del padre di Luigi, Andrea, colui cioè che trasportò nell’Urbe da Parigi la bottega d’orafo) si snoda attraverso la fase estrema del tardo Barocco e i primi bagliori del Neoclassicismo. Dalla moda Rocaille alle finezze del nascente stile Luigi XVI, di cui appunto Luigi Valadier, nel campo dell’oreficeria, fu uno dei massimi seguaci, e via via fino all’Impero e alla Restaurazione, ovvero agli anni che seguirono la tragica morte dell’orafo suicida nel Tevere, quando la conduzione della bottega fu portata avanti dal figlio Giuseppe, architetto di successo, fino alla cessione nel 1827 a suo cognato Giuseppe Spagna.
Luigi Valadier, romano di nascita, ma di padre francese, fu infatti tra i primi manifattori romani ad abbandonare gli eccessi esornativi tipici del Rococò a tutto favore di composizioni orientate verso il nascente stile Neoclassico, di cui una delle migliori testimonianze è la precoce decorazione del Salone d’oro di Palazzo Chigi. Da Parigi, dove intorno alla metà del secolo si era recato per perfezionarsi nella sua arte, egli portò nella città natale un’eco delle polemiche frasi dell’Abbé Le Blanc contro lo stile Rocailles, presto seguite da quelle contenute nell’ironica Supplication aux orfèvres pubblicata nel 1754 dall’incisore e disegnatore dei «Menus Plaisirs» di Luigi XV, Charles-Nicolas Cochin, divenendo così un precoce assertore di quella sobrietà compositiva tipica del nuovo gusto neoclassico che di lì a poco sarebbe diventato la sigla stilistica di pontefici, sovrani e colti viaggiatori di passaggio a Roma.
Scorrendo il ricco corpus di disegni pubblicati si rimane infatti rapiti dalla creatività del maestro, che si riversa anche sulle prove grafiche realizzate dai collaboratori attivi nella sua bottega e impegnati a produrre una miriade di preziosissimi oggetti minuziosamente descritti negli inventari. Organizzato in due parti, il lavoro presenta nel primo capitolo la storia della bottega dei Valadier, mentre nel secondo si trova la trascrizione di due inediti inventari relativi all’attività di quella importante officina di argentieri e fonditori, seguita dalla riproduzione di un ricco corpus di disegni, molto intelligentemente suddiviso a seconda dei soggetti che spaziano dall’oreficeria,alla decorazione e all’architettura. Si tratta di un repertorio stampato, con dovizia di illustrazioni di ottima qualità, per volontà di Alberto di Castro che ebbe modo di acquistare la cospicua collezione di disegni e documenti radunati da John Winter, antiquario e attento conoscitore delle opere di Valadier.
Un volume quindi che va ad aggiungersi alla pubblicazione dei disegni di questo artista e dei suoi collaboratori conservati nelle raccolte del museo di Roma e, più in generale, a quelle edizioni artistiche che da alcuni anni hanno riportato alla ribalta i fondi grafici di importanti decoratori del Neoclassicismo quali Giocondo Albertolli, Antonio Basoli e, più recentemente, Giuseppe Borsato, favorendo così l’incremento degli studi sulle arti decorative italiane.
The art of the Valadiers. Lo splendore del Settecento Romano
a cura di Teresa Leonor M. Vale
382 pp., ill. col.
Allemandi, Torino 2017
€ 180,00
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